Verso San Romedio

Mercoledì 27 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, settima tappa. Da Toss (476m) a San Romedio (735m), 15.9km.

Monti TossChe piacevole sorpresa ieri sera. Ero nella mia stanza tranquillo che mi rilassavo dopo una bella doccia calda, quando la signora dell’agritur ha bussato alla porta. Anche lei era sorpresa. Ha telefonato qualcuno che stava cercando “il pellegrino“. Ho subito richiamato, e mi ha risposto Alex. Tramite il forum Pellegrini per Sempre ha scoperto questo blog e ha deciso di cogliere al volo l’opportunità di camminare con me, almeno per l’ultima tappa! Insomma, oggi ho camminato con una persona che fino a ieri sera nemmeno conoscevo.

Temperatura rigida e frizzante, questa mattina ci siamo trovati proprio a Toss, e abbiamo fatto insieme i primi passi. Alex ha circa l’età dei miei genitori, e ha iniziato a fare cammini a lunga percorrenza solo da qualche mese. In particolare, questa estate ha percorso il Cammino del Nord in versione integrale, esperienza che lo ha colpito profondamente, sia dal punto di vista umano, sia da quello fisico (ha perso oltre 17kg, ha abbattuto il colesterolo e migliorato tanti altri parametri fisiologici).

Alex a Castel Thun

Alex a Castel Thun

La salita iniziale, breve ma ripida, da Toss a Castel Thun, mi fa subito capire che non potrò tenere la velocità di ieri, ma questo è un bene. La tappa infatti è breve – solo 15.9km – e abbiamo tanto tempo. Il castello a quest’ora è ancora chiuso, ma non c’è problema, avremo sicuramente occasione di visitarlo in futuro; io sono di Trento e Alex di Rovereto, la Val di Non per noi è comunque molto facilmente raggiungibile (in auto).

Nonostante qualche nuvola mattutina, la giornata è fredda e limpida, e possiamo godere di alcune bellissime viste sulla valle, i paesi e le montagne innevate in lontananza. La conversazione con Alex è sempre attiva e vivace. Alex è vulcanico e sempre pronto a raccontare; davvero il tempo vola e mi diverto.

Fino a Maso Castello (621m) procediamo molto spediti, sfruttando comode e quasi pianeggianti strade secondarie. I pochi chilometri di salita vera che ci separano da Coredo (883m) e dal pranzo, portano invece ad Alex un po’ di crisi. Accenni di crampi, dolori, affanno. Procediamo quindi con molta calma, godendoci la stretta valletta che tocca l’interessante Castel Bragher e il paesaggio d’incanto che ci si presenta in prossimità di Coredo.

Quasi arrivati a Coredo

Quasi arrivati a Coredo

A Coredo ci aspettano i miei genitori, che condivideranno con noi l’ultimo tratto fino al santuario di San Romedio. Una tranquilla passeggiata nel bosco autunnale, costeggiando due laghetti ricchi di riflessi. Come suggerito da Mario (l’amico che mi ha ospitato a Revò), a San Romedio visitiamo subito il cimitero, con ottima vista sul santuario.

San RomedioAlla domanda “PELLEGRINO a che SEI VENUTO?”, scritta sul muro interno del santuario, ognuno di noi darà poi la sua risposta personale.

Un grazie ad Alex e ai miei genitori per la compagnia in questo ultimo giorno di cammino. Un saluto e un ringraziamento anche a quanti mi hanno seguito in questo ennesimo viaggio a piedi.Lago di CoredoMichele a Coredo

Api, orsi, e valli nascoste

Martedì 26 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, sesta tappa. Da Flavon (573m) a Toss (476m), 31.2km.

MeridianaI piccoli acciacchi che mi hanno limitato durante i primi giorni di cammino sono spariti. La fase di adattamento è terminata, e ora il mio corpo sembra fatto apposta per camminare, passo dopo passo, senza sentire fatica. Niente di strano, è un adattamento normale che capita a chiunque cammini per molti giorni, ma è sempre una piacevole sorpresa.

Siamo nella parte più bassa della valle, intorno ai 500m di altitudine, e qui il paesaggio è autunnale. Niente neve, il bosco colorato e un letto di foglie sotto ai piedi. Tutti dicono che è anche la zona con la maggior concentrazione di orsi, ma ho la fortuna / sfortuna di non incontrarne nemmeno uno. Indicative comunque le fortificazioni elettrificate (vedi foto) a protezione delle arnie, nei pressi della chiesetta di San Pancrazio, in magnifica posizione fra Termon e Lover.

Protezioni anti-orsoL’avevo già notata alcuni anni fa, ma la valletta (senza nome?) fra Sporminore e Spormaggiore, è uno dei posti in Trentino che più colpisce la mia fantasia. Siamo a pochi minuti d’auto da tutto (paesi vicini, Mezzolombardo, Trento), ma sembra di essere in una realtà alternativa, remota, senza villaggi. Alcune case isolate, campi coltivati, e i versanti della valle che escludono alla vista quasi tutti i segni dell’urbanizzazione. Magico.

Interessante anche il comitato d’accoglienza a Maurina, unica minuscola frazioncina della valle. Mi vedono sbucare dal bosco alcune centinaia di metri più sopra, smettono di fare quello che stavano facendo, seguono con curiosità l’avvicinamento, ed è chiaro che devono pensare che abbia qualche rotella fuori posto. Appena arrivo tutti mi chiedono infatti dell’orso. “L’hai visto? Ma non hai paura?“.

All’uscita della valle, si arriva proprio alla stazione di Crescino dove, seguendo le indicazioni di Donato (vedi post di ieri), prendo il treno delle 13:49 per attraversare il fiume Noce.

La salita dalla stazione di Masi di Vigo (270m) fino a Vigo di Ton (450m), e poi Toss (476m), è lunga, ma delicata e piacevole. Spesso nel bosco, la vista spazia comunque su tutta la Val di Non e di tanto in tanto non posso fare a meno di fermarmi a contemplare. Cielo blu, meleti, boschi, paesi, castelli, montagne bianche tutt’intorno…Rocchetta

Di paese in paese

Lunedì 25 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, quinta tappa. Da Cles (670m) a Flavon (573m), 22.6km.

CollineFinalmente il cielo è pulito e la Val di Non si presenta in tutto il suo splendore. Sole, vento, freddo, a passeggio fra i paesi del fondo valle, circondato su tutti i lati dalle montagne. La quinta tappa è forse la più facile di tutto il cammino; anche se quasi tutta su asfalto, è in gran parte pianeggiante e passa su strade secondarie molto poco frequentate.

Mi piace avvistare i castelli in lontananza. Per poi avvicinarmi un po’ alla volta. Fino a toccarne le mura. Nella foto, ad esempio, Castel Nanno, che dalla sua strategica posizione domina il paese omonimo.

Castel Nanno

Castel Nanno visto da sotto.

La parte finale della tappa, da Terres a Flavon, è una bellissima passeggiata: larga strada sterrata, bosco, quasi del tutto piana. Molto rilassante.

Da qualche settimana sono in contatto con Donato, uno degli ideatori e tracciatori del Cammino Jacopeo d’Anaunia. Prima di partire, gli avevo chiesto consiglio sulla fattibilità del cammino in versione invernale, ricevendone risposte rassicuranti e sempre precise. Lui abita a Cunevo, paese che si trova a poche centinaia di metri dal punto tappa odierno, così cogliamo l’occasione per incontrarci di persona e cenare insieme. Piacevolissima serata, durante la quale imparo molti retroscena del cammino e ho la possibilità di vedere in anteprima alcuni documenti che saranno resi pubblici prossimamente. Ottimo lavoro, Donato!

Strana casaL’incontro con Donato è stato provvidenziale anche per la tappa di domani. Intanto mi ha fatto notare che esistono una versione standard da 20.5km e una estesa da 29.2km. Sul sito si trova però la traccia gps solo della versione standard. Dopo aver rapidamente deciso che farò la versione più lunga, Donato mi ha passato la traccia gps anche di quest’ultima, grazie! Inoltre, mi ha spiegato come attraversare il fiume Noce; a piedi infatti non si passa! Bisogna invece prendere il treno dalla stazione di Crescino a quella di Masi di Vigo (60 secondi di viaggio). Non avendo letto la guida (mea culpa), non ne avevo idea e, senza le indicazioni di Donato, mi sarei senz’altro trovato in grande difficoltà.

A proposito di Cunevo, solo in questi giorni ho scoperto che la pronuncia corretta è Cunévo… mai sbagliare l’accento in presenza di un autoctono!Monti tappa 5

Salite e discese in compagnia

Domenica 24 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, quarta tappa. Da Terzolas (754m) Malé (737m) a Cles (670m), 18.4km 20.4km.

Ecco Andrea poco dopo Caldes, prima salita verso Cavizzana. Peccato per gli occhi chiusi, ma è l'unica foto che ho.

Ecco Andrea prima della prima salita. Peccato per gli occhi chiusi, ma è l’unica foto che ho.

Come ho già notato tante volte in passato, camminare in compagnia annulla i dolori, facilita il passo, e fluidifica il dialogo. Condividere i momenti di fatica permette poi di apprezzare le altre persone al di là delle apparenze.

Anche se relativamente breve, la tappa di oggi ha riservato diversi tratti faticosi; soprattutto il rampone nel bosco che da Cavizzana (710m) sale fino a 1350m di quota. Incredibilmente, con Andrea non abbiamo interrotto il discorso nemmeno quando arrancavamo su pendenze estreme. Grande varietà di argomenti, Andrea ha competenze approfondite ad ampio spettro, dai giochi di ruolo dal vivo, ai fumetti, dalle frontiere della ricerca in biologia, ai piccoli / grandi perché di come funzionano le cose. C’è sempre da imparare.

Dopo il rampone, ci sono diversi saliscendi molto ripidi, seguiti finalmente da una sezione quasi piana che taglia la montagna, lontano da qualsiasi villaggio, fuori da tutto. Nonostante il tempo ancora nuvoloso, apprezziamo i numerosi punti panoramici, con grandiosi scorci sulla Val di Sole e la parte più alta della Val di Non.

OrsoNon possiamo non notare però anche l’infinità di impronte animali che ci accompagnano in questo tratto selvaggio. Restiamo impressionati soprattutto da quelle d’orso. Uno, o forse più d’uno, hanno fatto gran parte del nostro sentiero in direzione opposta alla nostra. All’inizio siamo quasi spaventati, poi le orme di orso diventano così comuni da non farci nemmeno più caso.

C’è dell’altro. Forse un grosso cane? Molto grosso. Le impronte vanno nella nostra direzione, si notano i segni di unghie lunghe e affilate. E sono enormi: lunghe più del doppio di quelle che avevo trovato due giorni fa. Forse 15cm, forse anche di più. Che sia davvero un lupo?

Dopo l’isolata chiesetta di San Antonio (1240m), inizia la tranquilla discesa verso Cles (658m), dove un po’ alla volta torniamo fra i nostri simili.

Dopo aver salutato e ringraziato Andrea, di nuovo a Revò, ospite di Mario e Giuliana, come sempre molto gentili e premurosi. Spero di poter ricambiare un giorno!

Giuliana è anche riuscita a fare una lavatrice con i miei indumenti più disastrati; gran cosa, così i prossimi giorni potrò entrare nei bar dei paesini senza temere di puzzare come un caprone in decomposizione (mi limiterò al caprone semplice).Michele tappa 4

Terza tappa

Sabato 23 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, terza tappa. Da Marcena di Rumo (931m) a Terzolas (754m) Malé (737m), 26.5km 28.5km.

AquilaNon pensavo sarebbe stato così difficile. Non il cammino, non la tappa, non la neve, ma… trovare un posto dove dormire a Terzolas. Siamo a tal punto fuori stagione che tutti gli alberghi e i B&B sono chiusi. Apriranno fra una decina di giorni, per l’imminente stagione invernale, ma intanto nulla da fare. Ieri sera Mario è stato gentilissimo ad aiutarmi a estendere la ricerca ai paesi vicini di Caldes e Malè, ma dopo oltre un’ora di tentativi a vuoto, ancora nessun risultato. Alla fine, con la voce piena di disperazione, sono riuscito a convincere il gestore di un B&B di Malè ad aprire apposta per noi.

Dico noi, perché Andrea, mio amico e vicino di casa, è riuscito a ricavarsi un po’ di tempo per camminare con me. Mi raggiungerà questa sera a Malè, dormiremo nel B&B, e domattina mi accompagnerà per tutta la tappa. Sarà un’esperienza nuova, e gradita, camminare in compagnia.

La tappa di oggi, la più lunga di tutto il cammino, presenta due facce. La mattina, esplorazione dell’isolata e selvaggia Val di Bresimo, lungo ripidi stradini poco frequentati; il pomeriggio, il primo impatto con la Val di Sole, passeggiando sulle comode vecchie vie di collegamento fra villaggi.

GitaGrossa sorpresa a Cis, dove mi fermo all’unico bar del paese per pranzare. Mi chiedono tutti: “ma… sei il primo?“. Non capisco a cosa si riferiscano, finché dalla strada non sbucano 80 pellegrini multicolore. Aspettavano loro, e il cartello appeso alla bacheca (vedi foto) chiarisce i miei dubbi. Il ritrovo annuale della “Scuola Italiana Nordic Walking” si è dato appuntamento a Rumo, con gita sociale lungo il Cammino Jacopeo; che coincidenza. Dopo qualche saluto fra “pellegrini”, parte l’invito a iscrivermi al corso istruttori di nordic walking. Mah, sono meno di un principiante, e già dovrei fare il corso istruttori?

Mi sarebbe piaciuto camminare con loro nel pomeriggio, ma contano di arrivare a Terzolas subito prima del buio, e io non posso permettermi di fare i chilometri aggiuntivi fino a Malè senza vederci.

Meli blu

Al lupo?

Venerdì 22 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, seconda tappa. Da Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m) a Marcena di Rumo (931m), 18.7km.

Panoramica di SenaleVia libera! La signora dell’albergo ha consultato le sue fonti, e a quanto pare il pericolo di slavine è inesistente: percorso interamente nel bosco, pendenze modeste, e comunque poca neve, solo 30cm. Cerca però di convincermi a lasciar perdere la via alta e optare per la strada asfaltata: “Il sentiero non si vede, ti perderai!“, “Lassù non passa nessuno da giorni, l’orso ti troverà!“. In realtà la neve caduta non è poi tanta e, rassicurato dalla presenza del fido gps, decido di affrontare il percorso ufficiale.

Il primo tratto tocca alcuni masi tipici, disposti a collana intorno alla valle. La ripida stradina, pur asfaltata, è ricoperta di ghiaccio. Per la prima volta ho l’occasione di testare i ramponcini: molto efficaci e leggerissimi, ottimo acquisto.

Nel boscoPoi inizia il tratto nel bosco, una lunga salita che porterà fino ai 1500m del punto più alto di tutto il cammino. Non sempre è facile intuire dove passare ma, fra segnavia, gps, rami spezzati, e impronte di animali, riesco a non perdermi.

Una serie di impronte ad un tratto attira la mia attenzione. Sembrano quelle di un grosso cane, ma… che ci fa un cane sulla montagna? Siamo ad almeno un paio di chilometri dal maso più vicino ed escludo che qualcun altro possa essere nei dintorni. Non vedo impronte umane da almeno un’ora, da quando ho abbandonato la strada. Un cane randagio? E se invece fosse il lupo che tempo fa è stato avvistato proprio da queste parti? In foto alcune di queste impronte: cane o lupo? Perso in questi pensieri non mi accorgo del dislivello e in poco più di 4 ore scollino e raggiungo l’abitato di Lauregno.

Cane o lupo?Il pomeriggio è più tranquillo, anche se spesso mi trovo a passare per primo su strade abbondantemente innevate. Qualche sprazzo di sole e un cielo improvvisamente sereno salutano l’arrivo a Marcena di Rumo, punto di fine tappa.

Il cielo si apreGrazie alla gentilezza di Mario, amico di lunga data, e di sua mamma Giuliana, passerò la notte a Revò, loro ospite. Mi sono venuti a prendere in auto a Marcena, mi hanno rifocillato abbondantemente, e abbiamo avuto la possibilità di chiacchierare piacevolmente per ore. Non solo, dopodomani, quando arriverò a Cles, passeranno nuovamente a prendermi e sarò di nuovo loro ospite a Revò. Grazie Mario! Grazie Giuliana!

Vicino al punto più alto del camminoSegnavia

Una bella nevicata

Giovedì 21 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, prima tappa. Da Sanzeno (630m) Dermulo (601m) a Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m), 25.6km 29.6km.

Il primo segnavia

Ho fatto il primo passo che era ancora buio e non pioveva.

Arrivato coi mezzi pubblici a Dimaro Dermulo mezz’ora prima dell’alba, ho deciso di camminare i 4km fino a Sanzeno, punto di partenza del cammino. Non esattamente una bella idea, visto che la strada è trafficata, risulto poco visibile, e non c’è il benché minimo marciapiede. Probabilmente avrei fatto meglio a studiare con attenzione gli orari delle corriere e sfruttare i mezzi pubblici fini a Sanzeno. Poco male, sono arrivato alla basilica indenne e ho iniziato il cammino vero e proprio, confortato dal primo dei tanti segnavia gialli a forma di conchiglia (vedi foto).

Un tagio nella rocciaEd è subito una meraviglia. Una lunga parete di roccia verticale, tagliata da una fenditura che la attraversa, in tutta sicurezza, con alta ringhiera di legno e cordino d’acciaio per i più timorosi. Divertenti le numerose cascatelle che cadono direttamente sul sentiero e che mi fanno subito intendere quale sarà l’andazzo della giornata.

Dopo una breve e ripida salita si sbuca a Salter (909m), il primo paesino di una lunga serie. E qui inizia a nevicare. E sono solo le 9 del mattino. E non ha più smesso…

Quasi arrivato

Paesaggio a Senale (1350m), punto d’arrivo della prima tappa.

Bellissima atmosfera, tutto è coperto di neve, silenzio assoluto, nessuno in giro, bianco ovunque. Il cammino evita la strada principale e passa per vecchie vie, piste ciclabili, strade di campagna. L’ideale, se non fosse che quasi tutta la tappa è su asfalto.

L’equipaggiamento per fortuna è all’altezza della situazione. Non sento freddo e l’assenza di vento permette l’uso dell’ombrello, opportunamente legato a corpo e zaino, in modo da lasciare le mani libere (di scaldarsi in tasca…).

Strada chiusaUn po’ di apprensione nello scoprire che un tratto del percorso è chiuso (vedi foto). Un pezzo di strada crollato, che però impedisce solo il passaggio dei veicoli: nessun problema per pedoni e pellegrini.

Bello il paesino di Senale, in cima alla valle, punto d’arrivo di giornata. Qui la neve è già più alta – una decina di cm – e la signora che gestisce l’albergo mi informa che per questa notte ne sono previsti altri 40cm. La tappa di domani è a rischio, perché dovrei salire nel bosco fino a raggiungere i 1500m, e a quanto pare il sentiero in caso di neve diventa invisibile. Per non parlare della fatica di camminare diverse ore con mezzo metro di neve fresca. Mah, valuterò domattina. Nel frattempo la signora chiederà ai suoi amici del soccorso alpino se oltre ai tratti nel bosco ce ne sono altri su terreno più aperto, magari soggetti a valanghe. Male che vada, ho comunque pronto un percorso alternativo, tutto su strada asfaltata.

In una delle tante chiesette antiche

Decorazioni nell’antica chiesetta di San Bartolomeo, presso Romeno.

Si riparte: il Cammino Jacopeo d’Anaunia

Copertina della GiuidaGrazie alle indicazioni di SilviaM, già due anni fa avevo scoperto l’esistenza di un cammino simile a quello di Santiago di Compostela, però vicino a casa – anzi vicinissimo – in Val di Non.

Si tratta del Cammino Jacopeo d’Anaunia: sette tappe, fra i 450m e i 1500m di altitudine, per un totale di circa 160km.

Partirò domani mattina molto presto, zaino in spalla, per provare l’intero percorso in versione invernale. Le previsioni dicono neve, neve, e altra neve, speriamo bene…

Oltre al sito di riferimento www.santiagoanaunia.it, mi sono procurato la guida ufficiale della Kompass: un agile libretto e una mappa 1:35.000 con indicato il percorso, i dislivelli, e le strutture disponibili per i pernottamenti.

Ecco la tappe previste:

  • Tappa 1, giovedì 21: da Sanzeno (630m) a Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m), 25.6km.
  • Tappa 2, venerdì 22: da Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m) a Marcena di Rumo (931m), 18.7km.
  • Tappa 3, sabato 23: da Marcena di Rumo (931m) a Terzolas (754m), 26.5km.
  • Tappa 4, domenica 24: da Terzolas (754m) a Cles (670m), 18.4km.
  • Tappa 5, lunedì 25: da Cles (670m) a Flavon (573m), 22.6km.
  • Tappa 6, martedì 26: da Flavon (573m) a Vigo di Ton (450m), 20.5km (variante lunga, 29.2km).
  • Tappa 7, mercoledì 27: da Vigo di Ton (450m) a San Romedio (735m), 17.9km.

Giro del mondo 2013: considerazioni finali

Sabato 13 luglio 2013. In viaggio: giorno 136.

E così è arrivato il momento che mi sembrava infinitamente lontano. Ho terminato il mio viaggio intorno al mondo e torno a casa. E' il momento di ringraziare i tanti lettori che mi hanno seguito in questi mesi. Grazie per tutte le volte che vi siete aggiornati sulle mie peripezie, per i suggerimenti, per i commenti, sia quelli sul blog, sia quelli arrivati in privato. Siete stati preziosi. Un grazie particolare anche a Luca Gianotti, che ha regolarmente aggiornato le migliaia di lettori della newsletter Il Cammino sui miei spostamenti a piedi.

Come fosse l'appendice di un libro, raccolgo qui una serie di considerazioni conclusive, alcune serie, altre bizzare (ma vere!), concentrandomi su quanto non già presente sulla solita pagina di riepilogo Mondo2013.

I freddi numeri

Giorni di viaggio. Dal 1 marzo al 13 luglio si contano 135 giorni. In realtà, viaggiando da ovest verso est, ne ho vissuti ben 136, a tutti gli effetti dormendo 24 ore in meno rispetto a chi è rimasto “fermo”. Particolarmente significativo l'aver vissuto due volte di fila la stessa notte, quella di sabato 11 maggio. Prima l'ho vissuta a Auckland, Nuova Zelanda. Il giorno dopo a Tahiti.

Chilometri a piedi. Considerando solo i cammini principali, cioè quelli che richiedono più di un giorno o che comunque sono particolarmente significativi, ho percorso 689km a piedi in 42 giorni. Aggiungendo anche le escursioni secondarie, durante questi mesi ho camminato complessivamente per 825km.

Paesi attraversati. Alla fine, ho toccato 9 paesi, più l'Isola di Pasqua che, pur essendo Cile, mi piace considerare a parte: Hong Kong, Nepal, Thailandia, Australia, Nuova Zelanda, Polinesia Francese, Cile, Perù, e Turchia. Il progetto iniziale prevedeva anche puntate in Laos, Cambogia, e Bolivia, ma alla fine i tempi sono risultati troppo stretti.

Estremi geografici. Escludiamo subito i tratti in aereo, senz'altro poco significativi.

  • Latitudine. Punto più a nord: Trento, casa mia, 46°N. Punto più a sud: incrocio di strade verso Milford Sound, Nuova Zelanda, 45.7°S. Punto più vicino all'equatore: Koh Mak, Thailandia, 11.8°N.
  • Longitudine. Punto più a ovest: Aeroporto di Tahiti, Polinesia Francese, 149.6°W. Punto più a est: Lago Rotorua, Nuova Zelanda, 176.3°E.
  • Altitudine. Punto più basso: livello del mare, un po' ovunque. Non credo di essere stato in depressioni naturali che si trovino al di sotto del livello del mare. Punto più alto: Passo Thorung La, Nepal, 5419m.
  • Temperatura, stimata ad occhio. Più bassa: Passo Thorung La (5419m), Nepal, -25°C. Più alta: Bangkok, Thailandia, 42°C.

Incidenti e salute

Per fortuna non mi è capitato nulla di grave. Nessuna malattia tropicale, nonostante in un paio di occasioni abbia corso qualche rischio con le zanzare. Direi che mai, in nessuna situazione e in nessun luogo, mi sono sentito seriamente in pericolo di vita. A parte alcune fregature, nelle quali comunque ho avuto le mie colpe, non ho mai subito né furti né tentativi di rapina.

Due volte ho mangiato cibo guasto, con ovvie conseguenze: diarrea, vomito, e debolezza per alcuni giorni. La prima volta pochi giorni dopo essere partito, quando ho iniziato a camminare in Nepal. La seconda volta in Perù, a Cusco, subito dopo aver concluso un trekking impegnativo.

Due volte sono rimasto invischiato in proteste di piazza. Prima a Puno, Perù, dove sono finito in una nube di lacrimogeni e sono stato salvato dalla gentile cameriera di un ristorante. Quanto invece è successo a Istanbul l'ho raccontato qui. In entrambi i casi, nessun particolare problema né di salute, né di… spavento.

Impossibile dimenticare l'unico altro incidente degno di nota. Quando, immobilizzato sulla groppa di un elefante, sono stato attaccato da uno sciame di api inferocite.

Non ho mai avuto vesciche. Le ginocchia hanno tenuto bene nonstante lo zaino in alcune occasioni pesasse davvero troppo. Non ho mai avuto né raffreddore, né influenza, né mal di gola. L'unica sofferenza è derivata dal mal di montagna. Sia in Nepal, sia in Perù, la prima notte oltre i 3500m è stata tormentata da mal di testa, sensazioni di febbre, e pensieri deliranti. Per fortuna, in entrambi i casi, la mattina dopo è passato tutto e l'adattamento alla quota è proseguito senza altri disagi.

Animali

Avvistati. Tralascio ovviamente le bestie più comuni (cani, gatti, galline, cavalli, asini, ecc.) per concentrarmi sugli incontri più esotici. Allora, ho avvistato, rigorosamente nel loro ambiente naturale (i luoghi tipo zoo non valgono) e in ordine casuale: scimmie, coccodrilli, elefanti, canguri, kiwi, wallaby, serpenti, scoiattoli, koala, pappagalli, geki, llama, alpaca, yak, rinoceronti, foche. Ho poi ovviamente incrociato innumerevoli uccelli e insetti endemici e/o rari, ma purtroppo non sono in grado di riconoscerli.

Mangiati. Eh, non sono vegetariano. A parte gli animali più comuni, ho mangiato: yak, canguro, rane, girini, porcellino d'india, alpaca, anatra.

Cibo

Non ho assaggiato le cose più strane, tipo frullato di rane crude, spiedino di scorpioni, o simili prelibatezze. Mi sono comunque difeso bene, provando una notevole gamma di sapori, ingredienti, accostamenti.

Ogni cultura ha i suoi punti di forza e di debolezza, ma non posso fare a meno di constatare la superiorità, per lo meno per le mia papille gustative, della cucina thailandese. Alta qualità in ogni locale, ingredienti e sapori ben bilanciati, presentazione spettacolare, piccantezza elevata (a volte quasi troppo), prezzi bassi. In ogni paese comunque ho trovato piatti che mai dimenticherò. Ecco un breve elenco dei di quelli che mi sono rimasti più impressi.

Dal bhat, Nepal.

Il celebre dal bhat, onnipresente in Nepal, da mangiare rigorosamente con le mani. Chicken Biryani, piatto indiano che amo molto e che ho assaggiato nelle sue diverse varianti in molti dei paesi attraversati. Memorabile quello casalingo che mi è stato servito a Marpha, Nepal. Papaya salad, fantastico piatto fresco ed estremamente piccante, provato in molte varianti in Thailandia. Tanti altri cibi thai: la zuppa piccante Tom Yum, la zuppa di pesce servita nel cocco fresco, i vari tipi di curry, mango on sticky rice, il pesce gigante preparato dai cuochi del Bamboo Hideaway Resort, e tanti altri. Ceviche, il pesce crudo marinato nel succo di limone, gustato a Tahiti, Isola di Pasqua, Cile, e Perù. Delle carni ho già scritto sopra, anche se la migliore esperienza è stata a Arequipa, Perù, dove ho degustato una selezione di tre filetti (belli cicci) cotti a puntino: anatra, alpaca, e manzo. In Turchia ho apprezzato le colazioni: pomodori, olive, formaggio, cetrioli, e un bel tazzone gigante di yogurt acido, impreziosito da una generosa colata di miele liquido… slurp. Ah, per chi mi conosce bene… dopo l'esperienza in Turchia ho comunciato a mangiare anche i cetrioli, verdura che avevo sempre rifiutato categoricamente in precedenza. Almeno in qualcosa sono migliorato.

Musica e intrattenimento

Grazie alla mia dotazione tecnologica, ho avuto la possibilità di ascoltare musica, leggere libri e riviste, e vedere filmati più o meno ovunque nel corso del viaggio. Mai e poi mai ho usato le cuffiette durante i cammini (sacrilegio!), ma talvolta, soprattutto durante i lunghi trasferimenti in autobus o qualche sera in camera, ho ascoltato, letto e visto quanto segue.

Musica. Non ho preparato nessuna selezione particolare. Semplicemente, ho ascoltato quanto avevo già installato precedentemente sul telefonino. La discografia completa di Fabrizio De André. Un Best Of dei Dire Straits e il loro classico Brothers in Arms. I Best Of volume 1 e 2 di Bob Dylan. Gold, degli ABBA. La Studio Collection completa di Franco Battiato. Un selezione del meglio dei Led Zeppelin. Un disco classico dei Metallica. Un Best Of di Simon & Garfunkel, lo stesso che alcuni anni fa aveva accompagnato le mie scorribande in auto in Pennsylvania. I tre dischi Canzoni al Massimo di Vasco Rossi. Una selezione del meglio degli Inti-Illimani.

Podcast. Per chi non lo sapesse, ascoltare i podcast equivale più o meno ad ascoltare la radio. Ecco cosa ho ascoltato con assiduità durante questi mesi. Prima di tutto, l'ottimo Il Disinformatico di Paolo Attivissimo, appuntamento settimanale (venerdì) della terza rete della Radio Svizzera Italiana. Poi La storia e la memoria, bella rubrica di approfondimento storico di Radio24, con cadenza settimanale (sabato). I fumetti radiofonici di Radio Rai mi hanno aiutato a sopravvivere a molti tragitti in autobus e mi hanno fedelmente accompagnato durante i 3800km guidati in Nuova Zelanda. In particolare, ho ascoltato tutti gli episodi di Tex Willer e di Dylan Dog. Nella loro varietà e attualità, ho apprezzato Letture di Radio24. Sempre gradita poi ogni puntata di Desert Island Discs, storica, celeberrima trasmissione radio inglese (BBC). Saltuariamente, ho poi ascoltato selezionate puntate di: This American Life; Penn's Sunday School; Stuff Mom Never Told You; Stuff To Blow Your Mind; Stuff You Missed in History Class.

Letture. Ogni giovedì ho scaricato e letto la versione elettronica di Internazionale, tenendomi così aggiornato, per quanto possibile, sugli eventi del mondo. Per quel che riguarda i libri, ho usato quasi esclusivamente il Kindle, anche perché eventuali libri cartacei avrei dovuto portarli sulle spalle per ore e ore durante i tragitti a piedi. Dunque, in versione elettronica, ho letto: Feast for Crows e Dance with Dragons di George Martin, quarto e quinto libro della serie A Song of Ice and Fire (quella del Trono di Spade, per intenderci). Open, l'interessantissima e coinvolgente autobiografia di Andre Agassi. The Tender Bar, autobiografia di J R Meohringer, il ghost-writer che, a partire dai racconti di Agassi, ha davvero scritto Open. Le bugie nel carrello, agile e interessante saggio di uno dei miei blogger/divulgatori preferiti, Dario Bressanini. I libretti delle opere liriche Madama Butterfly e Rigoletto. Canale Mussolini di Antonio Pennacchi. Mondoviaterra di Eddy Cattaneo, libro iniziato prima di partire e che mi ha accompagnato praticamente per tutto il viaggio, seguendo in parallelo le destinazioni toccate dall'autore. Eddy ha fatto anche lui il giro del mondo, ma senza mai usare aerei e impiegando 15 mesi. L'idea di scrivere questo lunghissimo post di riepilogo l'ho presa proprio dall'appendice di Mondoviaterra. Mi sono poi appassionato agli scritti di Amara Lakhous, che ho incontrato di persona alcuni mesi fa a Trento. Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio e Divorzio all'islamica a Viale Marconi sono piacevolissimi, originali e costringono a riflettere. Prossimamente leggerò il suo nuovo lavoro a proposito di maialini italianissimi. Vista l'enorme pubblicità che sta ricevendo in Turchia (parte del libro è ambientata a Istanbul), ho letto Inferno di Dan Brown, scoprendo che in realtà tocca molto più l'Italia che la Turchia. Bellissima scoperta poi Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi, appena uscito su Kindle. Per concludere, ho finito giusto un paio di giorni fa Sette anni in Tibet di Heinrich Harrer, altro racconto vero e coinvolgente.

Letture blog. Inutile elencare qui le centinaia di feed RSS che seguo. Mi limito a segnalare il traumatico passaggio da Google Reader (defunto, sigh) a Feedly, un sostituto che per il momento fa bene il suo lavoro. Ovviamente, durante i prolungati periodi offline ho accumulato migliaia e migliaia di articoli da leggere, che poi ho bellamente cestinato. Ora devo riaggiornarmi su molti temi, soprattutto di tipo tecnologico; in cinque mesi il mondo può cambiare radicalmente in questo ambito…

Video. Non ho mai guardato la televisione e anche come film non mi sono dato molto da fare. Giusto un paio di volte al cinema. Mi sono limitato ad alcuni filmati scaricati da YouTube che di tanto in tanto riguardavo. Senza entrare troppo nei dettagli, mi sono divertito con i MonthyPyton, con ChristianIce, con vecchi sketch di Rowan Atkinson, e con alcune canzioni straniere italianizzate (tipo Esce ma non mi rosica). Ho rivisto spesso alcune arie tratte da opere liriche quali: Don Giovanni di Mozart, Rigoletto, Elisir d'amore.

Lettori del blog e apparizioni sui media

Ho tenuto d'occhio le statistiche d'accesso al blog, anche se non so esattamente come interpretarle. Il numero medio di visitatori unici del sito è stato (escluso spam e robot) di un centinaio ogni signolo giorno. Quanti di questi fossero nuovi o sempre gli stessi che accedevano quotidianamente, non saprei. Se dovessi fare una stima, direi che i lettori del blog che mi hanno seguito con una certa costanza sono almeno 500, forse di più. Parecchie migliaia invece quelli che almeno una volta hanno letto uno dei post.

Come accennavo più sopra, Luca Gianotti, sulla newsletter Il Cammino ha raccontato dei miei passi. Ecco tutti gli episodi:

Poco dopo la mia partenza sono anche finito in prima pagina su L'Adige, un quotidiano locale della mia città, grazie ad un'intervista con la giornalista FedericaP. L'articolo, anche forse a causa di un titolo sensazionalistico e poco preciso, ha suscitato un caldo dibattito, con tanto di detrattori e sostenitori. Un grazie agli anonimi che hanno preso con passione le mie difese. Ho potuto leggere articolo e discussione solo diversi giorni dopo, quando ormai le acque si erano calmate. Ecco il link, sperando non vada a sparire in futuro.

Quanto ho speso?

Mah… non ho tentuto traccia accuratamente di tutte le spese. Però ho un'idea piuttosto realistica, che mi deriva dalla differenza degli estratti conto, tolte grossolanamente le spese non legate al viaggio (affitto, bollette periodiche, ecc.). Iniziamo col dire che ho speso più di quel che immaginavo inizialmente, ma va bene così.

Per il volo round-the-world, quasi esattamente 4000 euro, comprese le tasse. Per i 4 voli aggiuntivi relativi alla tappa in Turchia, non ricordo esattamente, ma circa altri 250 euro. Per tutto il resto, stimo di aver speso circa 7000 euro, equivalenti a 51 euro al giorno. Non so dire se sia tanto o poco, ma immagino sia ragionevole. Vediamo cosa includono questi 7000 euro. Vitto e alloggio per 136 giorni, tour organizzati (alcuni molto lunghi e con guida personale), trasporti (bus, barca, taxi, ecc.), noleggio auto e campervan, benzina, ingressi a musei e attrazioni turistiche, tasse varie, offerte, visti, libri, mappe, accessori di vario genere, rinnovo del guardaroba, souvenir e… piatti di ceramica. In generale, sono stato abbastanza attento a non sprecare e a scegliere sempre soluzioni relativamente economiche, senza però ridurmi per forza a situazioni super-spartane o a contrattare sui centesimi. Il totale dei totali è quindi di circa 11000 euro, equivalente a poco più di 80 euro al giorno, tutto compreso.

Il futuro

Non ho idea di quale direzione prenderà la mia vita nei prossimi mesi (e anni). Primo passo sarà la ricerca di un nuovo lavoro. Guardo avanti, con mente aperta, senza paura.

In ogni caso, conto un giorno di iniziare nuove esperienze a piedi su cammini a lunga percorrenza. Quel giorno, riprenderò a scrivere sul blog. Alla prossima, buon cammino!

Passeggiata sui monti

Vista sull'altipiano di Bezirgan.

Martedì 9 luglio 2013. In viaggio: giorno 132. In Turchia: giorno 21.

A piedi: da Kalkan a Bezirgan lungo la Via Licia; ritorno lungo la strada. Circa 25km.

Ieri ho proprio fatto fatica a fare la lucertola da spiaggia, tutto il giorno ad abbrustolire sotto all'ombrellone. Così oggi ho deciso di camminare ancora lungo la Via Licia. Zainetto leggerissimo, scarpe da ginnastica, bottiglia d'acqua e pacchetto di biscotti. Destinazione, il paesino di Bezirgan, nel mezzo dell'altipiano che si trova al di là della montagna che sovrasta Kalkan. Vista la stagione e l'esposizione a sud, il dislivello da affrontare è di tutto rispetto, quasi 900 metri per arrivare al passo che porta all'altipiano, più altri 200 metri circa per uscirne dall'altro lato.

Come immaginabile, la salita è stata dura, ma l'ho affrontata con molta leggerezza; quando uno è abituato allo zaino da 20 e passa chili, partire quasi a vuoto mette le ali. Mi sembrava di volare, saltando da un sasso all'altro. Grossi problemi di navigazione da Ulugöl alla strada (Domed cistern sulla mappa). Seguivo la traccia gps, ma non ho visto nemmeno un segnavia. Secondo me qualcuno ha boicottato il percorso, ripassando con vernice azzurrina e quasi invisibile i segnavia. Oppure il percorso è stato modificato e non me ne sono accorto.

Bezirgan è luogo di seconde case per gli abitanti di Kalkan, che spesso d'estate si spostano qui per sfuggire alla calura. Ho letto che durante l'inverno da queste parti si raggiungono temperature molto rigide. Probabilmente entrano in gioco gli stessi meccanismi climatici delle mesetas spagnole. Contrariamente a quanto mi aveva detto il gestore del mio albergo, non ci sono ristoranti a Bezirgan e per il pranzo mi sono dovuto arrangiare con i biscotti e con i prodotti dell'unico mini-market del posto. Occhio, il vecchietto del mini-market è un furbone che ogni volta ha tentato di imbrogliarmi sul resto, anche se in modo molto ingenuo. Sbagliava infatti in modo così clamoroso che era impossibile non accorgersene, e.g. invece di darmi 48 lire di resto, me ne ha date solo 3… e poi insisteva: “all ok, ah!“.

Mi sono fermato poco fuori dal villaggio, all'ombra di alberi frondosi, immergendomi per oltre tre ore in letture interessanti. Ieri ho finito di leggere Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi, un classico dell'alpinismo che ho scoperto solo ora. Assolutamente consigliabile. Di seguito, oggi ho iniziato il ben noto Sette anni in Tibet, trovando incredibili parallelismi e comunanza di pensiero montanaro fra i due protagonisti.

Fin qui ho seguito la Via Licia, poi sono tornato lungo la strada.

La camminata pomeridiana, pur lunghetta, è stata tranquilla e, a parte la prima mezzora di ripida salita, piuttosto rilassante. Ho anche imparato una cosa nuova: ora so riconoscere l'odore delle carogne in decomposizione… A lato di uno stradino, sulla collina che sovrasta il paesello, i locali usano buttare le bestie morte, creando un ammasso di carcasse a cielo aperto. Ci sono passato molto vicino e ho quindi potuto apprezzare il puzzo molto caratteristico.

Come previsto, domani mattina mi sposterò in autobus ad Antalya.

Pentagramma pennuto.