Traversata di Tahiti Iti, seconda parte

Domenica 19 maggio 2013. In viaggio: giorno 81. A Tahiti: giorno 9. A piedi:giorno 27.

Traversata di Tahiti Iti: giorno 2, dal campo bivacco a Tautira.

Dopo una cena molto abbondante (buonissimo il pesce crudo con latte di cocco) e una notte tutto sommato tranquilla, con calma abbiamo smontato completamente il campo, senza quasi lasciare traccia del passaggio. Come previsto, il percorso di oggi è stato più facile e breve rispetto a quello di ieri. Certo, la concentrazione ad ogni passo deve essere sempre massima, pena l'ennesimo capitombolo, ma il tempo finalmente sereno e le frequenti pause per nuotare e tuffarsi nelle numerose, spettacolari piscine naturali hanno semplificato molto la vita.

I due guadi che talvolta risultano insuperabili a causa dell'eccessiva forza del torrente non hanno presentato particolari problemi. In ogni caso, Francois, una delle guide con le quali ho passato più tempo, ci ha detto che in caso di problemi ai guadi esiste anche un percorso alternativo, ma – così dice – non è come camminare sui Champ-Elysees… mah, modi di dire francesi.

Ogni tanto, anche nelle zone più selvagge, ci imbattiamo in alberi carichi di frutti. Al mio sguardo interrogativo, tutti mi rispondono con il nome dei frutti in tre lingue: inglese, francese, e tahitiano. Eccellenti i passion fruit locali. Invece di essere tondi, marroncini e raggrinziti come quelli che si trovano nei nostri supermercati, sono molto più grandi, perfettamente lisci e hanno una forma oblunga. Il colore vira dal verde quando acerbi, al giallo quando pronti per il consumo. Ne abbiamo raccolti e divorati parecchi, slurp.

Grazie a PatrickL che ha registrato l'intero percorso con il suo GPS, e a PaulC che gentilmente da Trento lo ha elaborato, posso ora correggere quanto scritto ieri a proposito della lunghezza delle tappe. Ieri abbiamo camminato quasi 22km e non 10km come mi avevano detto. Media oraria comunque bassa, ma sicuramente più verosimile. Oggi abbiamo camminato per circa altri 10km. In alto, sopra al titolo, un'elaborazione grafica con Google Earth preparata da PaulC. Grazie PatrickL, grazie PaulC.

Tuffatore.

 

Traversata di Tahiti Iti, parte prima

Mappa ritagliata da Lonely Planet

Sabato 18 maggio 2013. In viaggio: giorno 80. A Tahiti: giorno 8. A piedi: giorno 26.

Traversata di Tahiti Iti: giorno 1, da Teahupoo al campo bivacco.

Inizio del cammino, dal giardino di una guesthouse, direttamente nella giungla.

Pensavo che le dicerie sulle difficoltà delle montagne di Tahiti fossero esagerazioni, ma mi devo ricredere.

Grazie ad una fortunata serie di coincidenze e al fondamentale aiuto di Marurai, il gestore del Punatea Village, sono riuscito ad aggregarmi a un gruppo di camminatori del posto, con l'obiettivo di fare la traversata integrale di Tahiti Iti. Organizzazione a cura di Tahiti Reva Trek, un'agenzia di guide locali coordinata dalla brava ed energetica Angelina. Le guide pensano un po' a tutto: trasporti (auto + bus + barca), cene, colazioni, allestimento del campo bivacco, oltre ovviamente ad accompagnare e a curare i partecipanti lungo il cammino.

In mezzo alla pioggia, ecco una guglia piuttosto famosa, detta Naso di Chirac. Non sono sicuro di aver capito bene, ma il nome storico dovrebbe essere traducibile come Il pene dell'eroe.

Il gruppo è molto numeroso – quasi 30 persone – e si respira una certa eccitazione; il cammino è infatti fra i più impegnativi dell'isola e viene percorso non più di tre o quattro volte all'anno. Sono l'unico vero turista, l'unico a non parlare francese. Quasi tutti sono però francesi di Francia che, per i più disparati motivi, si trovano a lavorare a Tahiti, alcuni solo per alcuni mesi, altri a tempo indeterminato. Tante storie di vita interessanti e mai banali.

Fortunatamente una delle guide ha il compito di occuparsi dello straniero. Si chiama Chen, tahitiana da tre generazioni, di origini cinesi, ha vissuto in Nuova Zelanda per un anno e dispone di un ottimo inglese. Oltre a tradurre in tempo reale le indicazioni di Angelina, mi ha regalato preziose informazioni sull'isola, sia dal punto di vista naturalistico (piante, animali, frutti commestibili), sia da quello antropologico (genti, lingue, tradizioni). Oltre ad Angelina e Chen ci sono un'altra decina di persone dell'agenzia, fra guide e aiutanti. Non male, direi.

Chen, a sinistra in basso, durante una pausa.

Come spesso accade nelle zone dell'interno, le nuvole e la pioggia dominano la scena. Oggi ha piovuto di continuo, una danza frenetica fra acquazzoni e botte di sole. Il santo poncho non si può mai togliere, ovviamente, ma durante i momenti di sole diventa una terribile sauna portatile.

Qualche numero. Otto ore di cammino per poco più di 10 20 chilometri effettivi. Com'è possibile? Semplice, il sentiero non esiste. Non esiste nemmeno una traccia degna di questo nome. Passiamo nel mezzo della giungla, fra colpi di machete, seguendo i segni incisi sulla corteccia degli alberi da Angelina qualche tempo fa. L'idea di base della traversata è di risalire i torrenti fino a scavalcare un passo fra i monti, dormire nei dintorni, e il giorno dopo infilarsi in un'altra valle sempre seguendo il corso di altri torrenti.

Momento di pausa con nuotata.

A pranzo.

Innumerevoli, davvero innumerevoli, i guadi e i tratti da fare direttamente immersi fin quasi in vita. Quando non si cammina in acqua, il terreno risulta estremamente sconnesso e scivoloso. Radici, sassi, rocce, tutto ricoperto di muschio verde, appoggiati su uno strato di fango viscido, con la stessa consistenza e viscosità del… catarro. Inevitabili le cadute; la sera tutti abbiamo collezionato qualche botta, tagli, contusioni. Io me la sono cavata con un gomito sbucciato e una caduta in acqua (zaino, poncho e tutto…), ma c'è a chi è andata peggio. In foto, le cure prestate a un signore che cadendo ha avuto la sventura di aggrapparsi a un bambù affilato, procurandosi un taglio piuttosto profondo sul palmo della mano.

Primo soccorso lungo il guado.

Ad un certo punto della salita abbandoniamo il torrente, ormai ridotto a rigagnolo che spunta dalle rocce, per prendere la direttissima: duecento metri di dislivello su una parete di rocce e fango. Attrezzata con (provvidenziali) corde fisse, in molti punti bisogna procedere a forza di braccia, anche perché i piedi non riescono a fare presa sul fondo troppo viscido. Una gran fatica.

Dall'altra parte del passo, ancora quasi tre ore di discesa sul solito terreno sconnesso e siamo arrivati al campo. Molto bello, una serie di teloni per proteggere dalla pioggia, montati su una struttura di bambù costruita in giornata usando materiali trovati nei dintorni. Un bel fuoco, un telone cucina e, per alcuni fortunati, una sorta di palafitta di bambù dove dormire la notte. Io mi sono dovuto accontentare di un letto di foglie, sempre comunque protetto da uno dei grandi teloni. L'atmosfera, mentre scrivo sul taccuino, è allegra e cooperativa, anche se quelli che oggi hanno fatto più fatica ora stanno già dormendo, completamente devastati dallo sforzo.

Cucina del campo bivacco.

Le guide stanno preparando una cena molto abbondante, con pietanze tradizionali di Tahiti. C'è il pesce crudo (che poi crudo non è), il frutto del pane, il corned beef, bistecche di Marlin alla piastra, e molto altro. In questo momento ho una fame terribile… spero sia pronto presto.

La tappa di domani dovrebbe essere più breve e più facile di quella odierna, anche se ci saranno i due guadi più profondi dell'intera traversata. Speriamo bene, anche se devo dire che dopo oggi non ho più paura di niente, in particolare… di bagnarmi.

 

Natura indomabile vs strada asfaltata: 1-0

Giovedì 16 maggio 2013. In viaggio: giorno 78. A Tahiti: giorno 6.

Ieri pomeriggio ha piovuto. Tanto.

Visto che è complicato trovare un'agenzia disposta ad organizzare una spedizione sui monti per una sola persona (forse domattina riceverò buone notizie in proposito), nel frattempo ho deciso di seguire il consiglio del gestore dell'albergo: gita di mezza giornata a Plateau de Taravao. Tutta su strada asfaltata, con brevi tratti sterrati, comunque interamente percorribili anche con auto 4×4. La destinazione si trova a poco più di 500m di quota, con bellissimi panorami verso il punto in cui le due parti dell'isola di Tahiti si toccano.

Il Plateau de Taravao, in basso a destra nella mappa, presenta diverse vie d'accesso, almeno in teoria. In alto, sulla costa, il mio albergo Punatea Village. Il gestore mi ha suggerito il tratto B, sia all'andata, sia al ritorno. Non sia mai, esigo un percorso circolare; senza dirgli nulla opto per A all'andata e C al ritorno, con 4km finali lungo la statale per tornare all'albergo. E' vero che ha accennato al fatto che A non è più percorribile, ma magicamente la mia mente eclissa questa informazione, supportata dalle immagini satellitari che mostrano chiaramente una strada asfaltata.

Quel che resta della strada (in basso si intravede una striscia bianca).

Dopo la pioggia di ieri (vedi foto sopra), oggi è una bella giornata e alle 8 di mattina precise parto tranquillo, aspettandomi qualcosa di poco più che banale. Invece… sorpresa; c'è stata infatti una lotta violenta fra l'asfalto e la natura rigogliosa, con ampia vittoria di quest'ultima. Per motivi ignoti, la strada A da qualche anno è stata abbandonata al suo destino. L'asfalto non è messo male e le strisce sono ancora ben bianche, quindi immagino che l'abbandono sia avvenuto al massimo 5 anni fa, forse molti meno. Incredibile come la giungla si sia mangiata la strada. Non c'è più nulla di artificiale, solo erba, rampicanti, arbusti, fiori pieni di api, rami, felci giganti. Stavo per rinunciare, quando ho notato alcuni steli piegati e una minuscola traccia. Evidentemente non sono l'unico pirla a voler passare da qui. Con qualche difficoltà legata all'erba alta oltre 3 metri, alle nuvole di api, al fondo viscido, ho passato l'ostacolo nel giro di venti minuti, fino a sbucare, bagnato e nero di fango, in una vera strada poco sopra. Curioso che qualcuno si sia preso la briga di installare delle corde fisse – molto utili, per altro – per superare i tratti più ripidi.

Muri di felci a lato strada.

Il resto della gita ha seguito le aspettative, una comoda passeggiata in un ambiente comunque piuttosto inusuale. Per prima cosa gli altissimi muri di felci e i frequenti passaggi che sembrano gallerie scavate nella giungla più densa. Ho trovato anche parecchie squadre di operai che ripulivano, tagliavano, sfoltivano… più che opportuno, direi.

Poi, in quota, mi hanno sorpreso le mucche al pascolo. Niente di strano in realtà, ma nella mia testa le mucche stanno in montagna, non certo a poche centinaia di metri dalla costa di un'isola tropicale. Il panorama dal Plateau de Taravao potrebbe essere sicuramente formidabile, ma è da tre giorni che le nubi hanno inghiottito le cime più alte dell'isola; la vista ne risulta di conseguenza un po' impedita (vedi foto).

Affamato come un lupo, alle 12 sono arrivato a Taravao e mi sono infilato in un ristorantino a caso, confidando in prezzi ragionevoli. Dopo tutto, mi trovavo nella periferia estrema di un villaggio secondario. Alla faccia del ragionevole! Il piatto più economico, filetto d'anatra, costava 28 euro. Devo ammettere però che ne valeva la pena: buonissimo e tantissimo, quel che ci voleva. Niente foto, la fame ha prevalso…

Non avevo mai visto una palma del genere.

Alberi giganteschi con fiori rossi. Che siano rododendri anche questi, come in Nepal? Ne dubito fortemente, ma...

 

Disavventure a Tahiti

Domenica 12 e lunedì 13 maggio 2013. In viaggio: giorno 75. A Tahiti: giorno 3.

Non so bene da dove iniziare… mah, proviamo dal punto più basso, questo pomeriggio verso le 15:30, in un luogo imprecisato lungo la statale fra l'aeroporto e la capitale Papeete. Ho trovato dove dormire questa notte. In cima a una rampa di terra, una minuscola piazzola di cemento, subito sotto la base di un cavalcavia. Come mi sono ridotto a dormire sotto a un ponte?

Tahiti è l'isola più grande della Polinesia Francese. Solo la costa è abitata, con tutta la parte interna completamente selvaggia, alte montagne oltre i 2000 metri e fitta giungla tropicale. La capitale e l'aeroporto sono nell'estremità nord-ovest, mentre gli alberghi, i villaggi e i resort sono distribuititi lungo i 200 e oltre chilometri di costa. Grazie al solito booking.com ho trovato una buona offerta: una stanza senza bagno in un piccolo complesso con bel giardino tropicale, spiaggia privata, cucina pubblica, connessione wifi. Prezzo bassissimo per Tahiti – circa 40 euro a notte – meno della metà della seconda migliore offerta. Si trova a Taravao, a quasi 60km dall'aeroporto, ma ho fatto i miei compiti e ho scoperto che esiste un servizio di autobus pubblici che copre tutta la costa: nessun problema!

Passatempo domenicale per i tahitiani.

Prima sorpresa ieri mattina: di domenica gli autobus NON girano… Che fare? A piedi, 60km con zainone e caldo umido (da 27°C a 32°C) sono troppi. I taxi hanno costi esorbitanti. Provo l'autostop, ma non funziona. Può darsi che sia vietato, oppure che io non ispiri molta fiducia agli automobilisti; in ogni caso, dopo un'ora di vani tentativi decido di rinunciare. Mi resta la possibilità di noleggiare una macchina. Costa parecchio, circa 80 euro, ma comunque sarebbe una buona occasione per girare l'isola in autonomia. Ecco quindi il piano. Domenica 12 maggio: auto a noleggio, giro dell'isola, insediamento nella stanza. Lunedì 13 maggio: riconsegnare l'auto all'aeroporto, prendere l'autobus verso Taravao e godermi un pomeriggio di relax sguazzante.

Tutto sembra procedere per il verso giusto: l'isola è all'altezza delle aspettative (vedi foto), visito tutti i 200km di costa e stamattina riconsegno puntuale e senza danni l'auto all'aeroporto. Qui iniziano i miei guai. L'ultima corsa per Taravao dovrebbe passare verso le 13, ma non mi preoccupo, sono le 11:30 e ho un sacco di tempo. Alle 12 passa il mio autobus, lo vedo, agito il braccio come mi hanno insegnato, l'autista mi vede, fa uno strano gesto (si passa una mano sopra la testa…) e tira dritto senza nemmeno rallentare. Boh, forse era pieno, anche se non mi sembra. Dopo un'ora di attesa sotto il sole, ecco l'ultimo autobus utile. Lo vedo, mi vede, stesso (stupido) gesto e tira dritto. Maledizione, sono bloccato un'altra volta all'aeroporto! Riprovo con l'autostop, ma anche questa volta niente da fare. Dopo un'ora di inutili tentativi, mi arrendo.

Ecco il piano B. Fingere di dover prendere un aereo, dormire all'aeroporto, e domattina riprovare con l'autobus. Per passare il tempo, decido comunque di camminare fino a Papeete e di scoprire da dove partono gli autobus, tanto per non rischiare lo stesso scherzo anche domani. Sono solo 5km, ma il sole picchia forte e a metà strada, passando sotto al famoso cavalcavia, lo eleggo a mia dimora per la notte.

Poi, il colpo di fortuna. Vagando a casaccio sul lungomare intravedo in lontananza un autobus fermo. Mi avvicino lentamente e capisco di essere arrivato al capolinea, ottimo. Ehi, ma quell'autobus è il mio, è quasi pieno e sta per partire… lo piglio al volo. Beh, evidentemente quella delle 13 non era l'ultima corsa. Mi sono perso il pomeriggio sguazzante ma sono contento di essere arrivato; la notte sotto al ponte è rimandata…

Ecco la mia piscina.

La spiaggia privata dell'albergo.

Ancora la spiaggia privata dell'albergo.

Per i prossimi giorni prevedo di restare più o meno fermo e di godermi un po' di riposo. Unica eccezione, cercherò di organizzarmi per esplorare a piedi le cime dell'entroterra, anche se per questo sarà necessario appoggiarsi ad un'agenzia; è infatti proibito (e pericoloso) muoversi autonomamente nella giungla. A Tahiti aggiornerò il blog solo saltuariamente, concentrandomi soprattutto, se ci saranno, sui giorni a piedi.

Ultimi scampoli di Nuova Zelanda

Gli ultimi giorni di Nuova Zelanda restano senza diario, ma ci sono alcuni punti che mi sembra giusto sottolineare, anche per mia futura memoria. In ordine cronologico:

  • Madama Butterfly a Wellington. Un “bravo!” a Piero e un grazie ad Antonella per la bella serata a teatro. Fino a pochi giorni prima non conoscevo per nulla Madama Butterfly ed è stato sorprendente scoprire come la musica, il canto, la recitazione, i costumi possano dare forza e carica emotiva a un libretto che di per sé mi era sembrato deboluccio e inconcludente. Emozionante! Ora ho sete di altre opere…
  • Jessie a Auckland. Sabato pomeriggio. Sto per entrare al cinema per vedere il nuovo film di Star Trek (una ciofeca…). Per ingannare l'attesa controllo rapidamente il pannello di controllo del blog, anche se già so che non troverò nulla di interessante (in Italia è ancora notte). Invece ecco un commento di Jessie, neozelandese di Auckland, originaria di Taiwan, che ha vissuto a lungo in Italia, fra Veneto e Trentino. Tramite FrancescaO, nostra comune amica, le avevo mandato i miei piani di viaggio, ipotizzando un incontro a Auckland, ma non avevo mai ricevuto risposta. La chiamo subito al telefono e, nonostante lo scarso preavviso, è disponibile per portarmi in giro a conoscere la città by night. Jessie è simpatica e molto brillante, parla benissimo l'italiano, oltre ovviamente a inglese e cinese mandarino, entrambe lingue che domina da madrelingua. Si unisce a noi anche la sua amica Rachel, una gentile e simpatica signora americana sulla sessantina, e passiamo insieme una bella serata. Luogo principale, il casinò inserito ai piani bassi della famosa Sky Tower di Auckland, questa sera illuminata di rosso. Poi pub con birra locale, e lunga passeggiata fino al molo, con vista sul famoso ponte della città. Grazie Jessie, spero di poter ricambiare un giorno in Italia.
  • Ho fatto il conto dei chilometri. In 17 giorni ho guidato per 3800km. Molto, molto più di quel che pensavo… troppi.