Verso San Romedio

Mercoledì 27 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, settima tappa. Da Toss (476m) a San Romedio (735m), 15.9km.

Monti TossChe piacevole sorpresa ieri sera. Ero nella mia stanza tranquillo che mi rilassavo dopo una bella doccia calda, quando la signora dell’agritur ha bussato alla porta. Anche lei era sorpresa. Ha telefonato qualcuno che stava cercando “il pellegrino“. Ho subito richiamato, e mi ha risposto Alex. Tramite il forum Pellegrini per Sempre ha scoperto questo blog e ha deciso di cogliere al volo l’opportunità di camminare con me, almeno per l’ultima tappa! Insomma, oggi ho camminato con una persona che fino a ieri sera nemmeno conoscevo.

Temperatura rigida e frizzante, questa mattina ci siamo trovati proprio a Toss, e abbiamo fatto insieme i primi passi. Alex ha circa l’età dei miei genitori, e ha iniziato a fare cammini a lunga percorrenza solo da qualche mese. In particolare, questa estate ha percorso il Cammino del Nord in versione integrale, esperienza che lo ha colpito profondamente, sia dal punto di vista umano, sia da quello fisico (ha perso oltre 17kg, ha abbattuto il colesterolo e migliorato tanti altri parametri fisiologici).

Alex a Castel Thun

Alex a Castel Thun

La salita iniziale, breve ma ripida, da Toss a Castel Thun, mi fa subito capire che non potrò tenere la velocità di ieri, ma questo è un bene. La tappa infatti è breve – solo 15.9km – e abbiamo tanto tempo. Il castello a quest’ora è ancora chiuso, ma non c’è problema, avremo sicuramente occasione di visitarlo in futuro; io sono di Trento e Alex di Rovereto, la Val di Non per noi è comunque molto facilmente raggiungibile (in auto).

Nonostante qualche nuvola mattutina, la giornata è fredda e limpida, e possiamo godere di alcune bellissime viste sulla valle, i paesi e le montagne innevate in lontananza. La conversazione con Alex è sempre attiva e vivace. Alex è vulcanico e sempre pronto a raccontare; davvero il tempo vola e mi diverto.

Fino a Maso Castello (621m) procediamo molto spediti, sfruttando comode e quasi pianeggianti strade secondarie. I pochi chilometri di salita vera che ci separano da Coredo (883m) e dal pranzo, portano invece ad Alex un po’ di crisi. Accenni di crampi, dolori, affanno. Procediamo quindi con molta calma, godendoci la stretta valletta che tocca l’interessante Castel Bragher e il paesaggio d’incanto che ci si presenta in prossimità di Coredo.

Quasi arrivati a Coredo

Quasi arrivati a Coredo

A Coredo ci aspettano i miei genitori, che condivideranno con noi l’ultimo tratto fino al santuario di San Romedio. Una tranquilla passeggiata nel bosco autunnale, costeggiando due laghetti ricchi di riflessi. Come suggerito da Mario (l’amico che mi ha ospitato a Revò), a San Romedio visitiamo subito il cimitero, con ottima vista sul santuario.

San RomedioAlla domanda “PELLEGRINO a che SEI VENUTO?”, scritta sul muro interno del santuario, ognuno di noi darà poi la sua risposta personale.

Un grazie ad Alex e ai miei genitori per la compagnia in questo ultimo giorno di cammino. Un saluto e un ringraziamento anche a quanti mi hanno seguito in questo ennesimo viaggio a piedi.Lago di CoredoMichele a Coredo

Api, orsi, e valli nascoste

Martedì 26 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, sesta tappa. Da Flavon (573m) a Toss (476m), 31.2km.

MeridianaI piccoli acciacchi che mi hanno limitato durante i primi giorni di cammino sono spariti. La fase di adattamento è terminata, e ora il mio corpo sembra fatto apposta per camminare, passo dopo passo, senza sentire fatica. Niente di strano, è un adattamento normale che capita a chiunque cammini per molti giorni, ma è sempre una piacevole sorpresa.

Siamo nella parte più bassa della valle, intorno ai 500m di altitudine, e qui il paesaggio è autunnale. Niente neve, il bosco colorato e un letto di foglie sotto ai piedi. Tutti dicono che è anche la zona con la maggior concentrazione di orsi, ma ho la fortuna / sfortuna di non incontrarne nemmeno uno. Indicative comunque le fortificazioni elettrificate (vedi foto) a protezione delle arnie, nei pressi della chiesetta di San Pancrazio, in magnifica posizione fra Termon e Lover.

Protezioni anti-orsoL’avevo già notata alcuni anni fa, ma la valletta (senza nome?) fra Sporminore e Spormaggiore, è uno dei posti in Trentino che più colpisce la mia fantasia. Siamo a pochi minuti d’auto da tutto (paesi vicini, Mezzolombardo, Trento), ma sembra di essere in una realtà alternativa, remota, senza villaggi. Alcune case isolate, campi coltivati, e i versanti della valle che escludono alla vista quasi tutti i segni dell’urbanizzazione. Magico.

Interessante anche il comitato d’accoglienza a Maurina, unica minuscola frazioncina della valle. Mi vedono sbucare dal bosco alcune centinaia di metri più sopra, smettono di fare quello che stavano facendo, seguono con curiosità l’avvicinamento, ed è chiaro che devono pensare che abbia qualche rotella fuori posto. Appena arrivo tutti mi chiedono infatti dell’orso. “L’hai visto? Ma non hai paura?“.

All’uscita della valle, si arriva proprio alla stazione di Crescino dove, seguendo le indicazioni di Donato (vedi post di ieri), prendo il treno delle 13:49 per attraversare il fiume Noce.

La salita dalla stazione di Masi di Vigo (270m) fino a Vigo di Ton (450m), e poi Toss (476m), è lunga, ma delicata e piacevole. Spesso nel bosco, la vista spazia comunque su tutta la Val di Non e di tanto in tanto non posso fare a meno di fermarmi a contemplare. Cielo blu, meleti, boschi, paesi, castelli, montagne bianche tutt’intorno…Rocchetta

Di paese in paese

Lunedì 25 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, quinta tappa. Da Cles (670m) a Flavon (573m), 22.6km.

CollineFinalmente il cielo è pulito e la Val di Non si presenta in tutto il suo splendore. Sole, vento, freddo, a passeggio fra i paesi del fondo valle, circondato su tutti i lati dalle montagne. La quinta tappa è forse la più facile di tutto il cammino; anche se quasi tutta su asfalto, è in gran parte pianeggiante e passa su strade secondarie molto poco frequentate.

Mi piace avvistare i castelli in lontananza. Per poi avvicinarmi un po’ alla volta. Fino a toccarne le mura. Nella foto, ad esempio, Castel Nanno, che dalla sua strategica posizione domina il paese omonimo.

Castel Nanno

Castel Nanno visto da sotto.

La parte finale della tappa, da Terres a Flavon, è una bellissima passeggiata: larga strada sterrata, bosco, quasi del tutto piana. Molto rilassante.

Da qualche settimana sono in contatto con Donato, uno degli ideatori e tracciatori del Cammino Jacopeo d’Anaunia. Prima di partire, gli avevo chiesto consiglio sulla fattibilità del cammino in versione invernale, ricevendone risposte rassicuranti e sempre precise. Lui abita a Cunevo, paese che si trova a poche centinaia di metri dal punto tappa odierno, così cogliamo l’occasione per incontrarci di persona e cenare insieme. Piacevolissima serata, durante la quale imparo molti retroscena del cammino e ho la possibilità di vedere in anteprima alcuni documenti che saranno resi pubblici prossimamente. Ottimo lavoro, Donato!

Strana casaL’incontro con Donato è stato provvidenziale anche per la tappa di domani. Intanto mi ha fatto notare che esistono una versione standard da 20.5km e una estesa da 29.2km. Sul sito si trova però la traccia gps solo della versione standard. Dopo aver rapidamente deciso che farò la versione più lunga, Donato mi ha passato la traccia gps anche di quest’ultima, grazie! Inoltre, mi ha spiegato come attraversare il fiume Noce; a piedi infatti non si passa! Bisogna invece prendere il treno dalla stazione di Crescino a quella di Masi di Vigo (60 secondi di viaggio). Non avendo letto la guida (mea culpa), non ne avevo idea e, senza le indicazioni di Donato, mi sarei senz’altro trovato in grande difficoltà.

A proposito di Cunevo, solo in questi giorni ho scoperto che la pronuncia corretta è Cunévo… mai sbagliare l’accento in presenza di un autoctono!Monti tappa 5

Salite e discese in compagnia

Domenica 24 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, quarta tappa. Da Terzolas (754m) Malé (737m) a Cles (670m), 18.4km 20.4km.

Ecco Andrea poco dopo Caldes, prima salita verso Cavizzana. Peccato per gli occhi chiusi, ma è l'unica foto che ho.

Ecco Andrea prima della prima salita. Peccato per gli occhi chiusi, ma è l’unica foto che ho.

Come ho già notato tante volte in passato, camminare in compagnia annulla i dolori, facilita il passo, e fluidifica il dialogo. Condividere i momenti di fatica permette poi di apprezzare le altre persone al di là delle apparenze.

Anche se relativamente breve, la tappa di oggi ha riservato diversi tratti faticosi; soprattutto il rampone nel bosco che da Cavizzana (710m) sale fino a 1350m di quota. Incredibilmente, con Andrea non abbiamo interrotto il discorso nemmeno quando arrancavamo su pendenze estreme. Grande varietà di argomenti, Andrea ha competenze approfondite ad ampio spettro, dai giochi di ruolo dal vivo, ai fumetti, dalle frontiere della ricerca in biologia, ai piccoli / grandi perché di come funzionano le cose. C’è sempre da imparare.

Dopo il rampone, ci sono diversi saliscendi molto ripidi, seguiti finalmente da una sezione quasi piana che taglia la montagna, lontano da qualsiasi villaggio, fuori da tutto. Nonostante il tempo ancora nuvoloso, apprezziamo i numerosi punti panoramici, con grandiosi scorci sulla Val di Sole e la parte più alta della Val di Non.

OrsoNon possiamo non notare però anche l’infinità di impronte animali che ci accompagnano in questo tratto selvaggio. Restiamo impressionati soprattutto da quelle d’orso. Uno, o forse più d’uno, hanno fatto gran parte del nostro sentiero in direzione opposta alla nostra. All’inizio siamo quasi spaventati, poi le orme di orso diventano così comuni da non farci nemmeno più caso.

C’è dell’altro. Forse un grosso cane? Molto grosso. Le impronte vanno nella nostra direzione, si notano i segni di unghie lunghe e affilate. E sono enormi: lunghe più del doppio di quelle che avevo trovato due giorni fa. Forse 15cm, forse anche di più. Che sia davvero un lupo?

Dopo l’isolata chiesetta di San Antonio (1240m), inizia la tranquilla discesa verso Cles (658m), dove un po’ alla volta torniamo fra i nostri simili.

Dopo aver salutato e ringraziato Andrea, di nuovo a Revò, ospite di Mario e Giuliana, come sempre molto gentili e premurosi. Spero di poter ricambiare un giorno!

Giuliana è anche riuscita a fare una lavatrice con i miei indumenti più disastrati; gran cosa, così i prossimi giorni potrò entrare nei bar dei paesini senza temere di puzzare come un caprone in decomposizione (mi limiterò al caprone semplice).Michele tappa 4

Terza tappa

Sabato 23 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, terza tappa. Da Marcena di Rumo (931m) a Terzolas (754m) Malé (737m), 26.5km 28.5km.

AquilaNon pensavo sarebbe stato così difficile. Non il cammino, non la tappa, non la neve, ma… trovare un posto dove dormire a Terzolas. Siamo a tal punto fuori stagione che tutti gli alberghi e i B&B sono chiusi. Apriranno fra una decina di giorni, per l’imminente stagione invernale, ma intanto nulla da fare. Ieri sera Mario è stato gentilissimo ad aiutarmi a estendere la ricerca ai paesi vicini di Caldes e Malè, ma dopo oltre un’ora di tentativi a vuoto, ancora nessun risultato. Alla fine, con la voce piena di disperazione, sono riuscito a convincere il gestore di un B&B di Malè ad aprire apposta per noi.

Dico noi, perché Andrea, mio amico e vicino di casa, è riuscito a ricavarsi un po’ di tempo per camminare con me. Mi raggiungerà questa sera a Malè, dormiremo nel B&B, e domattina mi accompagnerà per tutta la tappa. Sarà un’esperienza nuova, e gradita, camminare in compagnia.

La tappa di oggi, la più lunga di tutto il cammino, presenta due facce. La mattina, esplorazione dell’isolata e selvaggia Val di Bresimo, lungo ripidi stradini poco frequentati; il pomeriggio, il primo impatto con la Val di Sole, passeggiando sulle comode vecchie vie di collegamento fra villaggi.

GitaGrossa sorpresa a Cis, dove mi fermo all’unico bar del paese per pranzare. Mi chiedono tutti: “ma… sei il primo?“. Non capisco a cosa si riferiscano, finché dalla strada non sbucano 80 pellegrini multicolore. Aspettavano loro, e il cartello appeso alla bacheca (vedi foto) chiarisce i miei dubbi. Il ritrovo annuale della “Scuola Italiana Nordic Walking” si è dato appuntamento a Rumo, con gita sociale lungo il Cammino Jacopeo; che coincidenza. Dopo qualche saluto fra “pellegrini”, parte l’invito a iscrivermi al corso istruttori di nordic walking. Mah, sono meno di un principiante, e già dovrei fare il corso istruttori?

Mi sarebbe piaciuto camminare con loro nel pomeriggio, ma contano di arrivare a Terzolas subito prima del buio, e io non posso permettermi di fare i chilometri aggiuntivi fino a Malè senza vederci.

Meli blu

Al lupo?

Venerdì 22 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, seconda tappa. Da Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m) a Marcena di Rumo (931m), 18.7km.

Panoramica di SenaleVia libera! La signora dell’albergo ha consultato le sue fonti, e a quanto pare il pericolo di slavine è inesistente: percorso interamente nel bosco, pendenze modeste, e comunque poca neve, solo 30cm. Cerca però di convincermi a lasciar perdere la via alta e optare per la strada asfaltata: “Il sentiero non si vede, ti perderai!“, “Lassù non passa nessuno da giorni, l’orso ti troverà!“. In realtà la neve caduta non è poi tanta e, rassicurato dalla presenza del fido gps, decido di affrontare il percorso ufficiale.

Il primo tratto tocca alcuni masi tipici, disposti a collana intorno alla valle. La ripida stradina, pur asfaltata, è ricoperta di ghiaccio. Per la prima volta ho l’occasione di testare i ramponcini: molto efficaci e leggerissimi, ottimo acquisto.

Nel boscoPoi inizia il tratto nel bosco, una lunga salita che porterà fino ai 1500m del punto più alto di tutto il cammino. Non sempre è facile intuire dove passare ma, fra segnavia, gps, rami spezzati, e impronte di animali, riesco a non perdermi.

Una serie di impronte ad un tratto attira la mia attenzione. Sembrano quelle di un grosso cane, ma… che ci fa un cane sulla montagna? Siamo ad almeno un paio di chilometri dal maso più vicino ed escludo che qualcun altro possa essere nei dintorni. Non vedo impronte umane da almeno un’ora, da quando ho abbandonato la strada. Un cane randagio? E se invece fosse il lupo che tempo fa è stato avvistato proprio da queste parti? In foto alcune di queste impronte: cane o lupo? Perso in questi pensieri non mi accorgo del dislivello e in poco più di 4 ore scollino e raggiungo l’abitato di Lauregno.

Cane o lupo?Il pomeriggio è più tranquillo, anche se spesso mi trovo a passare per primo su strade abbondantemente innevate. Qualche sprazzo di sole e un cielo improvvisamente sereno salutano l’arrivo a Marcena di Rumo, punto di fine tappa.

Il cielo si apreGrazie alla gentilezza di Mario, amico di lunga data, e di sua mamma Giuliana, passerò la notte a Revò, loro ospite. Mi sono venuti a prendere in auto a Marcena, mi hanno rifocillato abbondantemente, e abbiamo avuto la possibilità di chiacchierare piacevolmente per ore. Non solo, dopodomani, quando arriverò a Cles, passeranno nuovamente a prendermi e sarò di nuovo loro ospite a Revò. Grazie Mario! Grazie Giuliana!

Vicino al punto più alto del camminoSegnavia

Una bella nevicata

Giovedì 21 novembre 2013.
Cammino Jacopeo d’Anaunia, prima tappa. Da Sanzeno (630m) Dermulo (601m) a Unsere Liebe Frau im Walde / Senale (1350m), 25.6km 29.6km.

Il primo segnavia

Ho fatto il primo passo che era ancora buio e non pioveva.

Arrivato coi mezzi pubblici a Dimaro Dermulo mezz’ora prima dell’alba, ho deciso di camminare i 4km fino a Sanzeno, punto di partenza del cammino. Non esattamente una bella idea, visto che la strada è trafficata, risulto poco visibile, e non c’è il benché minimo marciapiede. Probabilmente avrei fatto meglio a studiare con attenzione gli orari delle corriere e sfruttare i mezzi pubblici fini a Sanzeno. Poco male, sono arrivato alla basilica indenne e ho iniziato il cammino vero e proprio, confortato dal primo dei tanti segnavia gialli a forma di conchiglia (vedi foto).

Un tagio nella rocciaEd è subito una meraviglia. Una lunga parete di roccia verticale, tagliata da una fenditura che la attraversa, in tutta sicurezza, con alta ringhiera di legno e cordino d’acciaio per i più timorosi. Divertenti le numerose cascatelle che cadono direttamente sul sentiero e che mi fanno subito intendere quale sarà l’andazzo della giornata.

Dopo una breve e ripida salita si sbuca a Salter (909m), il primo paesino di una lunga serie. E qui inizia a nevicare. E sono solo le 9 del mattino. E non ha più smesso…

Quasi arrivato

Paesaggio a Senale (1350m), punto d’arrivo della prima tappa.

Bellissima atmosfera, tutto è coperto di neve, silenzio assoluto, nessuno in giro, bianco ovunque. Il cammino evita la strada principale e passa per vecchie vie, piste ciclabili, strade di campagna. L’ideale, se non fosse che quasi tutta la tappa è su asfalto.

L’equipaggiamento per fortuna è all’altezza della situazione. Non sento freddo e l’assenza di vento permette l’uso dell’ombrello, opportunamente legato a corpo e zaino, in modo da lasciare le mani libere (di scaldarsi in tasca…).

Strada chiusaUn po’ di apprensione nello scoprire che un tratto del percorso è chiuso (vedi foto). Un pezzo di strada crollato, che però impedisce solo il passaggio dei veicoli: nessun problema per pedoni e pellegrini.

Bello il paesino di Senale, in cima alla valle, punto d’arrivo di giornata. Qui la neve è già più alta – una decina di cm – e la signora che gestisce l’albergo mi informa che per questa notte ne sono previsti altri 40cm. La tappa di domani è a rischio, perché dovrei salire nel bosco fino a raggiungere i 1500m, e a quanto pare il sentiero in caso di neve diventa invisibile. Per non parlare della fatica di camminare diverse ore con mezzo metro di neve fresca. Mah, valuterò domattina. Nel frattempo la signora chiederà ai suoi amici del soccorso alpino se oltre ai tratti nel bosco ce ne sono altri su terreno più aperto, magari soggetti a valanghe. Male che vada, ho comunque pronto un percorso alternativo, tutto su strada asfaltata.

In una delle tante chiesette antiche

Decorazioni nell’antica chiesetta di San Bartolomeo, presso Romeno.

A picco sul mare

Martedì 2 luglio 2013. In Viaggio: giorno 125. In Turchia: giorno 14. A piedi: giorno 42.

Via Licia: giorno 9. Da Patara a Kalkan, 16km.

Con un po' di tristezza, ho deciso che la tappa di oggi sarà per me l'ultima lungo il percorso della Via Licia. Troppo caldo durante quasi tutte le ore di luce, tanto più che dopo Kalkan il cammino si impennerebbe su per lunghe salite esposte a sud, in zone povere di villaggi e punti di ristoro. Probabilmente avrei potuto continuare, ma non senza correre qualche rischio legato all'eccessiva esposizione al sole. E' un buon momento per concludere, comunque. Ho visitato le rovine più significative dell'antica Licia, ho conosciuto gli abitanti di alcuni villaggi tanto isolati da essere quasi deserti, ho toccato spiagge stupende, raggiungibili solo a piedi o via mare. Complessivamente, ho camminato per 122km, niente male. Inoltre, Kalkan è una famosa località di villeggiatura, con un mare incredibilmente trasparente e spiagge pulite. C'è un po' l'effetto turistopoli, con inglesi assortiti ovunque, ma in questo momento mi va bene così. Mi fermerò a Kalkan una settimana, per poi proseguire in autobus verso Antalya.

Ultima vista su Patara e sulla sua spiaggia di sabbia lunga 18km.

Il tratto da Patara a Delikkemer, variante sud, è meraviglioso. Quasi tutto su larga mulattiera, si muove lungo la costa, con stupende viste sul mare e sulle isole poco distanti. Pochi problemi di navigazione, l'ideale per rilassarsi e godersi il cammino.

Da Delikkemer a Kalkan la mappa è decisamente fuorviante. Sembra che inizi quasi subito una strada asfaltata e quindi mi aspettavo di arrivare in poco tempo e senza soffrire troppo il sole ormai alto. Niente di più sbagliato. La strada asfaltata non esiste e abbiamo invece il re di tutti i tratti infernali. Nessuna ombra, sole a picco, vegetazione spinosa che attacca costantemente gambe e braccia, difficoltà a seguire i segnavia. Inoltre, è l'unico tratto di tutta la Via Licia che richiede assenza di vertigini e qualche semplice passaggio di arrampicata su roccia (a strapiombo sul mare). In compenso, lo spettacolo regalato dalla natura, con insenature, baie blu e verdi, scogliere, è uno dei più impressionanti di tutto il cammino. Ricorderò sempre il contrasto fra il desiderio di fermarmi ad ammirare quello che mi stava intorno, e l'esigenza di fuggire il più in fretta possibile per non beccarmi un colpo di calore, o peggio.

Uno dei tratti più complicati, a quattro zampe su rocce a strapiombo sul mare.

Poco fa, mentre giravo per i negozietti del centro, ho beccato una mini-libreria specializzata su tutto ciò che ruota intorno a questa regione della Turchia. Con grande sorpresa, ho trovato anche la famosa guida alla Via Licia in inglese (The Lycian Way, di Kate Clow), quella che è ormai introvabile e fuori stampa. Il gestore, un simpatico signore sulla sessantina che parla un eccellente inglese, mi ha spiegato che a suo tempo ne aveva ordinate mille copie, diventando così oggi l'unico punto vendita in tutta la Turchia dove è ancora possibile reperire la guida. Buono a sapersi, anche se ormai per me è troppo tardi (ne ho comunque comprata una copia).

I prossimi giorni probabilmente diraderò i post sul blog. Mi farò comunque risentire prima del rientro definitivo in Italia.

Ecco le terribili foglioline che si infilano fra schiena e zaino.

 

Patara, spiaggia e Santa Claus

Lunedì 1 luglio 2013. In viaggio: giorno 124. In Turchia: giorno 13. A piedi: giorno 41.

Via Licia: giorno 8. Giornata di riposo a Patara, con visita alle rovine.

La visita di Patara è stata naturalmente molto interessante. Mi è piaciuto muovermi liberamente a piedi e poter così apprezzare le dimensioni davvero notevoli della città. Anche in questo caso, non intendo dilungarmi su aspetti da guida turistica e rimando alle fotografie, in particolare quella del pannello storico. Curioso il fatto che a Patara sia nato nientemeno che… Santa Claus.

Il teatro di Patara.

Qualche nota sull'edificio che ha colpito maggiormente la mia immaginazione, in particolare per quel che riguarda il recentissimo restauro (2008-2011). Si tratta della Assembly Hall of the Lycian League, una specie di parlamento dell'epoca. Fino al 1996 era completamente interrato in una collinetta. Gli scavi poi l'hanno portato alla luce, in condizioni però disastrose, da vera rovina. Gli studiosi, grazie a tecniche fotogrammetriche, hanno creato un dettagliatissimo modello tridimensionale della struttura e di tutte le pietre trovate nei dintorni. Grazie ad una simulazione, hanno individuato la disposizione di tutti i pezzi e, partendo dalle stesse cave usate all'epoca, hanno costruito copie dei blocchi di pietra mancanti e / o rovinati. Hanno ripulito e montato il tutto, creando un edificio che sembra nuovissimo, quasi fuori luogo in mezzo a tante rovine. Invece di completare il tetto, l'hanno lasciato aperto, come fosse un modellino da mostrare ai turisti. Impressionante.

Assembly Hall of the Lycian League dopo il restauro.

Interno dell'Assembly Hall of the Lycian League.

Immancabile poi, dopo il lato culturale, la visita alla poco distante spiaggia. Purtroppo il vento fortissimo che faceva turbinare la sabbia ha rovinato la giornata ai turisti, ma mi ha regalato la possibilità di camminare in solitudine lungo il bagnasciuga. La spiaggia di Patara è la più lunga di tutta la Turchia, 18km ininterrotti di sabbia, quasi del tutto senza stabilimenti balneari.

Verso la spiaggia.

Nota di servizio. All'improvviso, esattamente 10 giorni dopo l'attivazione della mia SIM dati turca, il mio cellulare non riesce più a registrarsi sulla rete. La commessa mi ha detto che sarebbe durata un mese, ma probabilmente si è sbagliata. Di fatto, d'ora in poi non potrò più collegarmi a internet in libertà, ma dovrò appoggiarmi alle reti wifi di alberghi e ristoranti.

 

Da Akbel a Patara

L'anello di Patara. Oggi ho preso il sentiero a nord. Dopodomani prenderò quello a sud.

Domenica 30 giugno 2013. In viaggio: giorno 123. In Turchia: giorno 12. A piedi: giorno 40.

Via Licia: giorno 7. Da Akbel a Patara, 14km.

La mia fantastica guida locale.

Ho acquisito la capacità di intuire se una sezione del cammino sarà infernale oppure no. Se passa lontano dalle strade, sui fianchi di una collina, attraversando torrentelli, allora è probabile che ci siano delle difficoltà. La tappa di oggi, pur essendo relativamente corta, non ha villaggi intermedi dove fare pausa e, sulla carta, promette appunto di essere tosta.

Già l'uscita da Akbel, segnata malissimo, mi costringe al solito algoritmo avanti-indietro. Per fortuna ad un certo punto uno dei tanti cani randagi si impietosisce e, sorprendentemente mi guida preciso preciso nella direzione corretta. Ogni volta che mi fermo, dubbioso per la mancanza di segnavia, l'amico randagio mi guarda, abbaia una singola volta e fa un cenno con la testa (vedi foto), come a dire: “su fidati, da questa parte“.

Una volta attraversata l'autostrada, ecco il tratto infernale. Sentiero stretto, strettissimo, con muri di piante spinose su entrambi i lati. L'ultima manutenzione / potatura deve essere stata fatta a primavera, e spesso devo tuffarmi fra le spine. Terribile un alberello molto diffuso, che porta piccole foglie spinose, tipo agrifoglio. Quando tocco i rami, nuvole di foglie secche si staccano e, inevitabilmente, alcune si infilano fra schiena e zaino, provocando improvvisi dolori simili a quelli di una puntura d'insetto. Visto che da qui non passa nessuno da giorni, tutte le ragnatele sono mie, tanto che alla fine sono coperto da un abbondante mantello bianco, dalla testa ai piedi. Unica consolazione, è mattina presto e il sole ancora non picchia troppo forte.

L'acquedotto di Patara.

Resti delle condutture.

Poco prima di Delikkemer, bella località dominata dagli ulivi, il sentiero prende a seguire l'antico acquedotto di Patara (vedi foto). Suggestivo, ma le piante spinose e le innumerevoli ragnatele mi impediscono di apprezzare.

Da Delikkemer in poi, inaspettatamente, la musica cambia. Il sentiero diventa una larga e comoda mulattiera, tira un bel venticello fresco, si passa in mezzo a uliveti e boschi verdi. Insomma, uno dei tratti più belli, facili, e rilassanti di tutto il cammino.

Arrivato a Patara verso le 11, noto subito un bell'albergo con piscina e mi fiondo. Camera con bagno, aria condizionata, piscina; probabilmente non è altro che un due stelle, ma mi sembra di sguazzare nel lusso. Stanza, colazione, pranzo, cena, bibite a volontà, il tutto per 33 euro al giorno. Mi fermerò due notti. Oggi riposo assoluto, domani visita alle rovine di Patara e vita da spiaggia. Poi ripartenza a piedi alla volta di Kalkan dove, se trovo una bella sistemazione, conto di fermarmi almeno una settimana.

Oggi e domani mi fermo qui.