Riposo a Johanna Beach

Johanna Beach vista dal campsite.

Sabato 20 aprile 2013. In viaggio: giorno 51. In Australia: giorno 10. A piedi: giorno 22.

Great Ocean Walk: giorno 3. Da Aire River a Johanna Beach, 13.8km.

Mi sono preso una giornata di quasi-riposo, ma non per questo meno ricca di esperienze.

Prima un lungo passaggio nella foresta, su stretto sentierino sempre molto curato. Speravo di avvistare qualche bestiolina nuova, i.e. koala, invece mi sono dovuto accontentare dei soliti pappagalli. Ho potuto però ammirare nuovi colori. Belli quelli nero/verde, con strisce brillanti sulla coda visibili solo quando volano.

Memorabile l'attraversamento della solitaria Johanna Beach; quasi 3km di sabbia, da solo con le onde, gli uccelli, le alghe spiaggiate dall'alta marea della notte. Cartelli ovunque avvisano di tenersi lontani dalle dune che stanno poco sopra, per non spaventare gli ultimi esemplari di una specie rarissima di uccelli che nidifica esclusivamente su queste spiagge. Ne restano solo 600 esemplari e i genitori hanno la cattiva abitudine di abbandonare nido e piccoli se spaventati da esseri umani, cani, o altri animali. Non ne ho la certezza assoluta, ma credo di averne avvistato uno che balzellava sul bagnasciuga; era identico al disegno sui cartelli. Peccanto non aver avuto la prontezza di fotografarlo…

Il campsite di questa notte è considerato il migliore di tutto il GOW. Sulla cima di una rupe, domina Johanna Beach nella sua interezza, con la possibilità di piantare la tenda a picco sul mare. Verso l'entroterra, vedo colline gialle e verdi a perdita d'occhio, rendendomi conto, forse per la prima volta, di quanto siano in mezzo al nulla questi luoghi.

Mare e colline da Johanna Beach Campsite.

Anche oggi sarò il solo campeggiatore, ma poco fa è passato Stephan, un ragazzo tedesco che deve assolutamente finire il GOW in tre giorni e mezzo. Giusto il tempo di un saluto e via, è ripartito per il sito successivo. Mi è sembrato a dir la verità poco preparato. Ha solo un sacco a pelo estivo e mi ha detto che ieri ha avuto così freddo da aver passato tutta la notte in bagno per ripararsi dal vento. Nonostante il mio consiglio di fermarsi è partito da qui troppo tardi, verso le 15:30. Per arrivare al prossimo campsite ci vogliono almeno tre ore e mezza. Questo significa che, bene che vada, si farà l'ultima ora al buio, mah… spero arrivi senza problemi.

Per domani le previsioni dicono pioggia abbondante, me lo ha confermato la signora che mi ha scattato la foto. Sono un po' preoccupato per il poncho strappato e spero che la riparazione a mezzo spilla risulti efficace.

 

Secondo giorno sul GOW

Venerdì 19 aprile 2013. In viaggio: giorno 50. In Australia: giorno 9. A piedi: giorno 21.

Great Ocean Walk: giorno 2. Da Blanket Bay a Aire River, 20.1km.

Come ieri, anche oggi percorso molto ben tenuto. Anche la foresta che sarebbe di per sé selvaggia e remota, nei pressi del sentiero è ben potata e il fondo perfettamente pulito.

Ciò non toglie che non si possano fare brutti incontri. Dietro ad una curva ho infatti fatto la conoscenza con il mio primo serpente australiano. Occupava metà del sentiero: almeno due metri di lunghezza per 5cm di diametro, marrone con strisce più scure, lucido, quasi bagnato (vedi foto). Ho provato a sbattere i piedi, sperando che le vibrazioni lo facessero scappare… Niente, nemmeno un accenno. Alla fine gli sono passato accanto, rapido rapido. Per fortuna non si è mosso, o era morto, o era ancora imbambolato per il freddo. Per fortuna ho fatto anche incontri più piacevoli. In diverse occasioni ho sorpreso canguri che, impegnati a fare gli affari loro sul sentiero, non si sono accorti di me fino all'ultimo, scappando poi in tutte le direzioni. Alcuni erano molto piccoli, che siano stati dei wallaby?

Serpentello sul sentiero...

Poco dopo Blanket Bay c'è una foresta letteralmente invasa da migliaia di pappagalli dai vivacissimi colori. Alcuni verde smeraldo, altri rossi e gialli, volano ovunque al mio passaggio.

Poco prima di arrivare al faro di Cape Otway ho attraversato l'ennesimo bosco di eucalipti. Questo però sulla mappa è descritto come segue: “watch for koalas along this stretch of track“… beh, neanche uno!

Anche oggi sul sentiero nessun altro camminatore. Trovo gente solo nei pressi del faro e nei campeggi raggiungibili in auto.

Vale la pena di pagare il biglietto d'ingresso (18 dollari) al parco / museo del faro di Cape Otway. Ci sono arrivato in tarda mattinata, con bellissimo contrasti di colori: il verde del prato ben curato, il blu del mare, il bianco del faro…

Il ristorante all'interno del parco è gestito da una gentile signora (credo) di origine greca. Mi ha proposto un'ottima quiche di zucca, accompagnata da una perfetta insalata greca in formato gigante. Purtroppo ho sbafato tutto prima di pensare a fotografare. Questo pranzo imprevisto mi permetterà, fra l'altro, di incrementare il peso dei pasti dei prossimi giorni: ormai posso permettermi ben 5 gallette al posto delle solite 4.

 

Altro incontro animale, questa volta una bull ant.

Aire River che si immette nel mare. Il campsite è sulla destra, dall'altra parte del fiume.

 

GOW, partenza bagnata…

Giovedì 18 aprile 2013. In viaggio: giorno 49. In Australia: giorno 8. A piedi: giorno 20.

Great Ocean Walk: giorno 1. Da Apollo Bay a Blanket Bay, 21.8km.

Ieri sera, prima di andare a dormire, uno spettacolo di stelle. Cielo nero, tante costellazioni nuove da imparare, un'ora a girare come uno zombie astrofilo nel parco. Ottimi auspici per la prima giornata di cammino.

Nel bel mezzo della notte, un rumore improvviso, fortissimo, continuo. Sulle prime ho pensato al terremoto, poi ho capito che si era semplicemente alzato il vento. Un vento da far tremare i muri dell'ostello… La mattina, sveglia prima dell'alba e primo sguardo all'esterno: nuvoloni nerissimi, acqua orizzontale, ancora vento. Volevo muovere i primi passi alle 6:30, ma le condizioni erano assolutamente proibitive. Ho aspettato un'oretta e, quando mi è sembrato di notare un leggero miglioramento, sono partito tutto baldanzoso. Appena uscito dall'abitato di Apollo Bay, il GOW costeggia la strada statale fino a Marengo (vedi mappa). Proprio in quel punto si è scatenato un nuovo nubifragio. Sono stato rapido, ho estratto il poncho e… mi sono ricordato che non sono mai stato capace di indossarlo senza l'aiuto di un'altra persona (come ben sanno i miei compagni di cammino dell'anno scorso)… Momenti di panico bagnato: goccioloni sempre più grossi, io che facevo le contorsioni come il migliore Houdini con la camicia di forza, le (poche, per fortuna) auto che passavano e rallentavano per vedere cos'era quella forma blu gigante che si agitava a lato strada. Dopo alcuni momenti di disperazione, l'illuminazione, ho capito come fare: appoggiare lo zaino per terra; disporre il poncho sullo zaino; indossare il tutto infilandosi opportunamente sotto il poncho zainato (o lo zaino ponchato). Una soddisfazione incredibile! Tutto contento sono ripartito e dopo 10 minuti ha smesso definitivamente di piovere. Nel togliere il poncho non ho eseguito la manovra al contrario, ma ho provato semplicemente a tirare. Risultato: uno strappo enorme proprio in cima alla gobba… maledizione! Questa sera ho provato a ripararlo con le spille di sicurezza e sono abbastanza soddisfatto del risultato, credo possa fare il suo dovere per lo meno fino alla fine del GOW. Una volta tornato alla civiltà dovrò procurarmi un kit ago & filo e procedere con la riparazione vera e propria.

Il cammino in sé oggi è stato tecnicamente molto facile: strada sterrata, largo sentiero, qualche breve tratto su spiaggia, quasi tutto pianeggiante. Mi ha sorpreso però il fatto di non aver visto nessun altro camminare. Anzi, da Marengo in poi, fino al punto tappa di Blanket Bay, nessuna strada asfaltata, nessuna casa, nessun essere umano… Sono da solo, sono l'unico a camminare il GOW in questi giorni.

Sulla mappa sono segnati alcuni punti dove è necessario valutare la situazione e fare una scelta (Decision Points). Essenzialmente bisogna tenere conto della marea e decidere se passare lungo la spiaggia o se optare invece per un percorso alternativo (inland track). In alcuni casi però non c'è scelta, si passa solo via spiaggia. Con alta marea può capitare che le onde allaghino l'intero passaggio. In tal caso bisogna attendere alcune ore che l'acqua si abbassi. Il tratto odierno concentra la maggior parte dei passaggi via spiaggia senza alternativa: per questo ho deciso di partire presto e di fare così l'intera tappa in condizioni di bassa e media marea.

Il lungo tratto nella foresta di eucalipti è stato magico. Profumo intenso, goccioline nell'aria, felci verdi, piante rigogliose, e anche il mio primo contatto con un canguro (vedi foto). Alto circa un metro, piantato in mezzo alla strada, ci siamo studiati a lungo da una ventina di metri di distanza. Poi è balzato via, in tutta tranquillità. Peccato invece non aver visto nemmeno un koala.

Il campsite di Blanket Bay è costituito da una tettoia con panca e tavolo, un grande barile che raccoglie l'acqua piovana, e alcune piazzole dove montare le tende, il tutto a due passi dal mare. Qualche centinaio di metri più in là c'è però un normale campeggio raggiungibile in auto, dove ho potuto vedere altre persone e dove ho trovato i bagni. Inutile dire che nel campsite per camminatori sono completamente da solo.

Spiaggia di Blanket Bay.

La mia tendina a Blanket Bay.

 

La bat-caverna

Notte nella zanzariera. Un po' strettina per cinque persone.

Martedì 2 aprile 2013. In viaggio: giorno 33. In Thailandia: giorno 8. A piedi: giorno 19.

Pooh trek: giorno 3.

Nook ci insegna come tostare il pane per la colazione.

Come previsto, la notte è stata sul terribile andante, con spazi ridottissimi per ogni movimento e lividi sempre più lividi. In compenso ieri sera ho avuto modo di parlare a lungo con i compagni d'avventura, scoprendo che tutti loro hanno fatto scelte di vita fuori dall'ordinario. Hanno terminato la scuola per fisioterapisti un paio d'anni fa e poi hanno insieme deciso di esercitare la loro professione in un'isoletta tropicale: Réunion Island, sperduta nell'Oceano Indiano a est del Madagascar. Réunion Island è a tutti gli effetti territorio francese, quindi nessun problema di visti o di riconoscimento del diploma. Bella scelta. Fabien e Amelie vivono ancora adesso sull'isola, mentre Vincent e Cindy avevano deciso di spostarsi a Tahiti, nel mezzo dell'Oceano Pacifico, sempre territorio legato alla Francia. Purtroppo hanno però incontrato problemi burocratici e la nuova sede lavorativa è saltata. Hanno così deciso di approfittare del momento di libertà dal lavoro per… fare il giro del mondo! Gireranno principalmente il sud-est asiatico e il sud-america, per un totale di tre mesi (o erano sei… mah). Fabien e Amelie li hanno raggiunti per la sezione thailandese. Sono tutti e quattro abituati a viaggiare e non si sono mai lamentati durante il trekking, nemmeno nei momenti più critici, quando ci siamo dovuti scontrare con ragni e serpenti, animali per i quali alcuni di loro nutrono delle mini-fobie. Mi sono trovato bene con loro e, nonostante la barriera linguistica, non mi sono mai sentito escluso, anzi, si sono sforzati moltissimo di mettere alla prova il loro inglese ancora un po' limitato.

In mezzo l'aiuto-guida Nook. Simpaticissimo abitante del villaggio di ieri.

Oggi c'è stata la parte più avventurosa del cammino. Abbiamo risalito un torrente impetuoso, infilato nel bel mezzo della giungla, con relativo corredo di vegetazione follemente rigogliosa, insetti di ogni tipo (comprese nubi di zanzare), suoni inusuali e fortissimi. Le due ore di risalita sono state un alternarsi di roccette umide e immersioni nel torrente, che in vari alcuni punti scorreva velocemente superando altezza ginocchio / metà coscia. Un po' insidioso il fatto che non si riusciva a vedere il fondo e di conseguenza risultava difficile appoggiare i piedi con sicurezza, ma non mi sono mai sentito veramente in difficoltà o sul punto di cadere. Anche il caldo ha fatto la sua parte, facendoci sudare e ansimare alla grande.

Alla fine della bat-caverna.

Comunque una bella esperienza, culminata con l'arrivo alla bat-caverna, ovvero Bat Cave, ovvero La grotta dei pipistrelli. Si tratta essenzialmente di una grotta scavata dal torrente, lunga circa 400 metri, alta in alcuni punti una ventina di metri, completamente buia. Ai lati due pareti rocciose quasi verticali, in mezzo il torrente, da risalire restando sempre con piedi e gambe a mollo. I pipistrelli effettivamente ci sono, in alto, a testa in giù, in rapido movimento quando disturbati dalle nostre luci (comprese due torce costruite ieri sera con il bambù). Purtroppo la grotta è anche luogo di ritrovo per serpenti e vediamo subito dalla faccia molto seria di Aek che c'è poco da scherzare. Solitamente se ne stanno sulle pareti a pochi metri dall'acqua, ma sanno nuotare e potrebbe risultare difficile evitarli in caso di scontro in acqua. Alla fine ne avvistiamo solo due, tranquillamente appollaiati a un paio di metri dal torrente, sulle rocce. Aek dice che questi esemplari verdi non sono mortali in caso di morsi su gambe o braccia. In caso di morso su collo o testa, invece…

Poco prima dell'uscita dalla bat-caverna, un'ampia grotta pianeggiante, con comoda panca per riposarsi, sia dalle fatiche fisiche, sia da quelle psicologiche. Poco da dire sul salitone finale per tornare alla civiltà, se non che il caldo era davvero tremendo e il Sole picchiava senza pietà. Sforzo breve, comunque, poco più di un'ora.

Volendo fare un bilancio, mi aspettavo di camminare di più, ma sono decisamente soddisfatto dell'esperienza: la giusta fatica, incontri con belle persone, nuove tecniche di sopravvivenza, e quel pizzico di avventura vera (ma controllata) che non guasta mai.

Nota aggiuntiva

Questa notte, fra 1 e 2 aprile, sono stato colpito dalle zanzare, nonostante l'abbondante uso di repellente. Un ponfo sulla mano destra e uno sul gomito sinistro. Registro questo evento per ricordarmi la data esatta, nel caso in cui dovessi manifestare strani sintomi nel giro delle prossime settimane. Questa zona di confine purtroppo non è sicura come Chiang Mai e le zanzare possono portare sia malaria, sia febbre dengue. Il fatto che le punture siano arrivate di sera / notte mi porta ad escludere la dengue, ma non si sa mai. Spero di non avere sorprese.

Bambù, bambù, bambù

Camp Sild

Lunedì 1 aprile 2013. In viaggio: giorno 32. In Thailandia: giorno 7. A piedi: giorno 18.

Pooh trek: giorno 2.

Ho scoperto una verità profonda. Lo stuoino che solitamente uso quando dormo per terra è d'importanza fondamentale. Questa notte ho dormito senza, direttamente sul pavimento di legno, insieme agli altri compagni, stretti stretti sotto la zanzariera. Ho dovuto cambiare posizione ogni 10 minuti, rigirandomi di continuo per il dolore ai punti di contatto. Ora ho dei bei lividi sulle anche, sulle ginocchia e sulle caviglie. Stupefacente che comunque sia riuscito a dormire discretamente bene.

La mattina il cammino è su terreno molto facile, prevalentemente in discesa, passando da un altro villaggio più importante dotato di scuola. Peccato che i bambini siano in vacanza, come sempre durante la stagione calda. A proposito di caldo, la temperatura si sta alzando progressivamente, ormai siamo sui 40°C nelle ore centrali, e le previsioni parlano di picco mortale verso il 5 di aprile (pare che nel centro-sud del paese si arriverà intorno ai 45°C).

A ora di pranzo raggiungiamo il fiume, dove possiamo fare finalmente un bel bagno con idromassaggio (i.e. cascatelle).

Il pomeriggio inizia subito a farsi più duro. Il programma prevede infatti di risalire il fiume fino ad arrivare a Camp Sild, una capanna isolata nel mezzo della giungla, costruita e gestita dalle guide di Pooh. Non c'è sentiero. A volte si costeggia il fiume, a volte lo si attraversa, con l'acqua che arriva alle ginocchia. Dopo innumerevoli attraversamenti abbiamo avvistato una donna intenta a catturare girini, l'ingrediente principale del Taa Poo, uno dei piatti tipici e unici della zona. Ieri sera l'ho provato, trovando però un sapore di pesce fermentato troppo forte per i miei gusti.

A caccia di girini.

A Camp Sild passiamo il tempo fra bagni nel fiume, preparativi per la cena, e partitoni a carte. Gli amici francesi mi hanno insegnato un nuovo gioco. Non so scrivere il nome, ma non appena avrò una connessione a internet vedrò di recuperarlo. Si chiama Trou du Cul, nome molto evocativo, che però in italiano è stato tradotto semplicemente come Presidente. La cena è estremamente interessante, pesantemente basata sull'uso del bambù. Grazie all'aiuto di Nook, il padrone di casa di ieri, che oggi affianca Aek come aiuto-guida, abbiamo a disposizione alcuni pezzi di bambù di dimensioni assortite. Con colpi di coltello ben assestati ne ricaviamo bicchieri, posate, piatti e, sorprendentemente, i forni dove cuocere il riso per la cena e le uova per la colazione. Per il riso, si ritaglia una finestrella, si inserisce riso e acqua, si bagna la superficie esterna e… si mette direttamente sul fuoco sino a cottura ultimata. Buonissimo.

Cottura del riso con forno di bambù.

Spiedino di peperoncini (usati poi per il curry piccante).

Anche la prossima notte sarà spartana. Pavimento di legno, stessa zanzariera troppo piccola per cinque persone, e niente acqua corrente. Per fortuna il fiume passa a pochi metri dall'ingresso della capanna e le sue acque sembrano abbastanza limpide anche per bere, per lo meno dopo aver aggiunto la pillolina purificatrice.

Bellissima farfalla che si mimetizza da foglia.

Uno dei tantissimi ragni che camminano a pelo d'acqua.

 

Sulle palafitte, nord ovest della Thailandia

Domenica 31 marzo 2013. In viaggio: giorno 31. In Thailandia: giorno 6. A piedi: giorno 17.

Pooh trek: giorno 1.

Mi piacerebbe essere più preciso per quel che riguarda i luoghi, ma non ho una cartina dettagliata della zona e non seguiamo un sentiero segnato, solo una traccia che talvolta sbuca sulla strada sterrata, talvolta si inoltra fra gli alberi. In teoria le coordinate del villaggio nel quale ci siamo fermati dovrebbero essere lat=18.069167°, lon=98.131667°, ma non ne ho la certezza assoluta.

Ma andiamo con ordine. L'avventura nella giungla inizia con un lungo trasferimento in songthaew, quasi tre ore su strade in ottime condizioni, non molto diverse dalle nostre statali a quattro corsie. Il songthaew (vedi foto iniziale) è un pick-up convertito in veicolo per trasporto passeggeri, con un telo per riparare dalla pioggia e due panche per sedersi. Inutile dire che stare all'aperto quando si viaggia oltre i 100km/h non è esattamente rilassante e spesso bisogna tenere gli occhi chiusi per non beccarsi particelle di polvere o insetti nelle pupille. Dopo un rapido pranzo all'ingresso della riserva, altro breve trasferimento in jeep su strade molto ripide, fino ad arrivare al punto d'inizio del cammino.

Iniziamo a camminare. Da sinistra a destra: Fabien, io, Amelie, la nostra guida Aek, Cindy, e Vincent.

Il paesaggio è molto diverso da quel che ci aspettavamo. In tutte le direzioni, una distesa di cenere, alberi bruciacchiati, lingue di fuoco e nuvole di fumo. Siamo arrivati proprio il giorno in cui gli abitanti dei villaggi danno fuoco a intere colline per fare spazio alle coltivazioni di riso. Un rito che si ripete ogni anno proprio verso fine marzo, e non solo nell'estremo nord del paese ma, come ho potuto constatare durante il viaggio in treno, un po' ovunque. Il fuoco è talmente diffuso e si muove così velocemente che sarebbe pericoloso seguire l'itinerario previsto. Aek (la nostra guida, quella che ieri ho erroneamente chiamato Eki) decide così per un percorso alternativo, più sicuro ma anche molto più breve; poco più di un'ora e mezza invece delle quasi quattro previste.

Quasi tutto il cammino attraversa versanti già bruciati e ormai sicuri, perdendo però l'aspetto rigoglioso che ci si aspetterebbe da una giungla. Aek non perde comunque occasione per mostrarci gli animali, le piante, le curiosità di questa terra. Lui è nato e cresciuto a Pai, località di montagna poco distante da qui, e conosce tutti i trucchi. Ha raccolto e ci ha fatto assaggiare pezzi di corteccia, frutti di papaya selvatica, radici; ci ha mostrato la sua abilità con la fionda e ci ha insegnato come usare le dita per lanciare sassi-proiettile. Momento di terrore quando ho capito perché col suo coltellaccio batteva tutti i tronchi che trovava: voleva far uscire le api e mostrarci il miele… per fortuna che il fuoco dei giorni scorsi le ha costrette ad evacuare gli alveari!

Verso metà pomeriggio siamo arrivati nel villaggio che ci ospiterà per la notte. Niente balletti folcloristici, pannelli illustrativi, costumi fasulli da villaggio turistico. Si è trattato di un'esperienza vera, in una casa vera abitata da persone reali. Più che casa, sarebbe meglio dire capanna o palafitta. L'intera abitazione, sopraelevata di circa 2 metri dal terreno, è fatta di legno, bambù, e tetto ondulato. C'è la cucina, provvista solo di focolare (senza camino) e schiera di coltelli, e un'altra stanza completamente spoglia. Non esistono i concetti di sedia, tavolo e letto. Tutto si fa per terra, cucinare, mangiare, dormire, parlare, giocare. Fra il terreno e il pavimento vivono gli animali di casa: alcuni maiali setolosi, i cani, diversi galli e galline con numerosa prole. Difficile a volte capire se il rumore molesto appena percepito è un gran rutto (o un poderoso peto) della persona che ti sta accanto, o se è invece stato uno dei maiali sottostanti.

Simpatico ragnetto, a detta di Aek, non del tutto innocuo.

L'unica fonte d'acqua per l'intero villaggio si trova ad alcuni minuti di cammino. Una pozza semi-stagnante, in una valletta ombreggiata, popolata da migliaia e migliaia di ragni dalle zampe lunghissime, innocui ma comunque poco simpatici. Ad ogni passo è impossibile non schiacciarne una decina e se ci si ferma, nel giro di pochi secondi cominciano a risalire piedi e gambe. Aek, gran burlone, si è divertito a raccoglierne una discreta quantità, per poi lanciarceli mentre facevamo un rapido bagnetto alla fonte…

Per la notte, si dormirà ovviamente sul pavimento, protetti da un'opportuna zanzariera. Alcuni dei personaggi del villaggio sono davvero significativi, come il signore della foto: dovrebbe essere il dottore dei bambini. Se ho ben capito una specie di levatrice al maschile. Poco fa aveva un gran mal di testa e gli ho offerto una delle mia pillole di paracetamolo. Spero funzioni.

Il dottore dei bambini.

C'è anche una donna molto molto strana che però non vuole essere fotografata. Tatuaggi, braccialetti, calze, vestiti colorati, pipa sempre accesa. Probabilmente ha un ruolo importante nel villaggio, anche se non sono riuscito a capire quale. Comunque è molto rispettata.

Abbiamo cucinato insieme alla famiglia che ci ospita… Tre ore a pelare e tagliare verdure, affumicati dal focolare senza camino. Bellissima esperienza, anche se un disastro assoluto dal punto di vista dell'igiene. Ho visto cose… Cibo comunque buonissimo e molto apprezzato da tutti.

La signora strana. Foto scattata da lontano la mattina dopo.

La cena, servita ovviamente sul pavimento.

Avvertenza

I tre giorni di trekking sono stati molti intensi, senza nessun momento vuoto da dedicare al diario. Mi trovo quindi adesso, a posteriori, a scrivere il tutto.