Giorno 4, venerdì 20 aprile, Canfranc Pueblo – Santa Cilia

Anche oggi camminata per lo più solitaria, con un paio di eccezioni.

Poco dopo le 12 camminavo dalle parti di Jaca, la prima città di una certa dimensione che si incontra lungo il cammino. Mancava ancora un mezz’ora di strada e, incredulo per la tregua dalla pioggia (di breve durata, scoprirò poi), stavo giusto pensando che avrei addirittura potuto mangiare all’aperto. Dietro una curva mi è apparsa una casa invasa dall’edera, con le imposte rosse decorate con le conchiglie. Davanti all’ingresso, un pellegrino di metallo (vedi foto) e, di fronte, una panchina completamente (e stranamente) asciutta. Due gatti mi hanno avvistato da lontano e si sono fiondati sulla panchina, fissandomi molto intensamente. Ecco che allora mi sono seduto proprio lì e ho condiviso con i due amici gatti il mio pasto a base di taralli, salamini piccanti, e dolcetti francesi. Spero abbiano gradito.

Ho poi trovato una moltitudine di amici immaginari nel rilassante tratto fra Jaca e Santa Cilia. Una strada sterrata ad uso esclusivo dei pellegrini, a sinistra il bosco, a destra, alcune centinaia di metri più sotto, la statale. Per chilometri e chilometri, ogni 50 metri, un coso che sembra uno spaventapasseri (vedi foto). Simpatici, anche se non capisco bene cosa stiano a simboleggiare: i pellegrini che mi hanno preceduto? croci metalliche (che qualcuno ha decorato con bottiglioni colorati e giubbotti catarifrangenti)? il viale degli impiccati? Mah…

Uno degli aspetti che mi colpisce del cammino è che paesi e città hanno subito l’influenza secolare del passaggio dei pellegrini. Ci sono ovunque riferimenti al cammino, simboli, pannelli informativi, conchiglie. Ad esempio, mi piace come a Jaca abbiano costruito un intero quartiere intorno al percorso dei pellegrini, rispettandone la natura: un lunghissimo vialetto che punta verso Santiago (ovest!), con case e palazzi tutto intorno, ma a debita distanza.

Nel pomeriggio ho visto qualche sprazzo di sereno, tanto che ho dovuto cominciare ad usare gli occhiali da sole. Pioveva comunque, ma intanto sono riuscito a vedere la mia ombra. Ormai erano giorni che non si faceva vedere.

All’ostello municipale di Santa Cilia dove mi fermo questa notte, ho avuto la fortuna di trovare persone interessanti, con le quali ho parlato fino a tardi. Ho cenato con Teoma e con l’hospitalero (i.e. il gestore dell’ostello). Teoma è una signora brasiliana ormai al suo terzo cammino, che purtroppo si è acciaccata l’anca il primo giorno scendendo dal Somport. Ha fatto due giorni di riposo a Jaca e ora ha ripreso con una mini-tappa di 15km fino a qui. La conversazione mista spagnolo / brasiliano / italiano è riuscita piuttosto bene e abbiamo comunicato senza troppi problemi, anche se in alcune occasioni i cenni di comprensione erano un po’ forzati…

Mentre scrivevo le prime righe di questo post, è scesa dalle scale Maisie, giovane ragazza scozzese. E’ arrivata all’ostello molto tardi, mentre cenavamo, apparentemente distrutta dalla fatica. Ora si è rinfrescata e abbiamo fatto due chiacchiere. Lei non sta seguendo il cammino, ma vaga un po’ a casaccio alla ricerca di posti piacevoli e, a quanto dice, è già da tre settimane che vaga, camminando una ventina di km al giorno: brava! Anche il suo lavoro è fuori dal comune: da ottobre lavora in una fattoria ‘organica’ in Spagna, in cambio del solo vitto e alloggio. Non è sostenibile a lungo termine, ma intanto è contenta così. E’ piacevole, dopo giorni e giorni di difficoltà linguistiche, riuscire a comunicare in modo più diretto.

La tappa di oggi è stata molto lunga e i miei piedi e le mie spalle ne risentono: dovranno abituarsi, ma intanto bene così. E ora, a dormire!

5 thoughts on “Giorno 4, venerdì 20 aprile, Canfranc Pueblo – Santa Cilia

  1. e se per caso gli “spaventapasseri” fossero un’evoluzione moderna dei nostri “omini” in montagna? Buon Cammino!

  2. Ciao Michele, continua così e tienici aggiornati.
    Buon viaggio e al prossimo giorno…
    …attendo il tuo resoconto come un ottimo “sequel”. 🙂
    Luca

  3. chissà, gli “spaventapasseri” potrebbero essere un omaggio ai milioni di pellegrini ignoti che son transitati lungo il percorso.
    E vedo con divertimento che i gattazzi son ruffiani allo stesso modo in ogni angolo del globo terracqueo, che esseri ^_^
    ciao 🙂

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